12.16.2012
SHOPPING IN UMBRIA #1: Pigalle
Per inaugurare questa mia nuova rubrica, dedicata ai negozi più pittoreschi o tipici dell’Umbria nei quali valga la pena fare un salto, volevo qualcosa di “speciale”: un posto in cui mi piacesse spendere non solo denaro ma anche tempo in (buona) compagnia. Ecco perché ho scelto Pigalle.
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12.03.2012
INTERVISTA ALL'AUTORE #1: Dante era uno scrittore Fantasy
Padre della lingua, “primo” grande autore della
letteratura italiana, protagonista di pieces teatrali e musical, mezzo di
diffusione della cultura e banco di prova nelle scuole di tutta Italia.
Dante, oggi, detiene il primato assoluto della
cultura, lo si osanna come fosse il preziosissimo diamante da venti carati che
campeggia al centro di una corona in oro massiccio (la produzione letteraria
nazionale) e tempestata di gemme d’ogni forma e colore (gli autori, del passato
e recenti): non si è uomini di cultura se non si conoscono almeno una decina di
canti dell’Inferno, 5-6 brani estratti dal Purgatorio e un paio dal Paradiso. Non
si può non far sfoggio della propria cultura se non correggendo in “non ragioniam di loro” la frase (ormai
abusata) che recita: “non ti curar di
loro, ma guarda e passa”. Non può la cultura dello studente medio non
comprendere alcuni dei canti più celebri, quelli che narrano di grandi
personaggi (da Virgilio a Farinata, da Lucifero a San Francesco e così via). Non
si dimostra interesse per la cultura se non commuovendosi nell’ascoltare la
lettura che Benigni dà della Commedia, nonché chiamandola Commedia (senza il
Divina all’inizio). Non si può non riconoscere che Dante equivalga in tutto e
per tutto cultura.
Dante è
cultura. Ma quale cultura?
Quella ufficiale. Forse anche troppo ufficiale, perché
lo studio “ufficiale” che se ne fa è ormai davvero ristretto e standardizzato.
Dubito infatti che il commento a piè di pagina redatto da critici più o meno
influenti possa essere sufficiente a spiegare un’opera tanto complessa e
immaginifica.
A questo proposito... Leggendo il testo di Dante, vi è
mai capitato di porvi una domanda a cui il suddetto commento abbia dato una
soluzione solo superficiale o a cui non abbia proprio risposto? A me sì.
Sono dunque andata spesso alla ricerca di testi
esterni alla Commedia, che si ponessero i miei stessi interrogativi e che
tentassero di scioglierli anche quando i canali principali avevano passato il
problema (grande – più raramente – o infinitamente microscopico) sotto silenzio.
Purtroppo, però, anche questo genere di testi ha una
pecca, dato che gli autori si dividono in due categorie tra le quali intercorre
una sottilissima (e non sempre facile da riconoscere) differenza: gli uni sono
appassionati competenti, gli altri intenditori improvvisati o, in parole
povere, ciarlatani.
I ciarlatani, a loro volta, si dividono in due gruppi:
quelli che non hanno la minima idea di cosa voglia dire scrivere per un
pubblico e quelli che invece lo sanno fin troppo bene, tanto da sfruttare le
loro capacità meramente espressive per mascherare la totale assenza di
contenuti. E mentre i primi sono facili da riconoscere ed evitare, i secondi
sono più insidiosi e infidi.
Ebbene, quando ho notato in copertina il profilo
dell’uomo dotato di lunghi canini acuminati e l’associazione tra il nome di
Dante e il genere Fantasy, la mia attenzione è stata subito catturata ma i miei
“sensi di ragno” era ben attivi (non è passato tanto tempo dall’ultima volta
che un ciarlatano dei commenti mi aveva fregato inducendomi a comprare un
volumetto sulla Maga Circe che si è poi rivelato un semplice spreco di soldi e
carta per stampare).
Impaginazione e grafica di Leonardo Zaffera. Editing a cura di Elisa Papi.
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Virna Gambini
11.16.2012
MAISON MARTIN MARGIELA AT H&M: Il lancio della collezione e le prime impressioni a caldo
Alla fine mi sono decisa a farlo.
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So che la mia opinione su come l’evento venga organizzato e gestito, sulla gente che vi prenda parte ogni volta, sul fatto del “rodeo” umano e via dicendo non è mai stata positiva.
Ma per Maison Martin Margiela si poteva anche fare un piccolo strappo alla regola.
A dire il vero volevo farlo piuttosto grande, questo strappo: partire prestissimo col treno e mettermi in fila prima che il negozio di Firenze aprisse così da riuscire a prendere il fantomatico braccialetto che permette di accedere per primi a tutta la collezione e farne razzia (l’unica razzia che mi interessasse fare, comunque, era quella del completo nero con giacca avvitata e pantalone a portafoglio con gamba larga). Ma il treno ha fatto ritardo: niente coda, e quindi niente braccialetto.
Non avendo mai partecipato ad eventi del genere, quando sono arrivata davanti al negozio e non ho trovato la ressa per entrare, mi sono stupita: che Firenze schifi MMM? Poco mi importava: volevo il completo! Sono entrata di corsa (ignorando completamente sia la piccola asiatica col grembiule bianco, sia il buttafuori che le stava vicino) e mi sono fiondata al piano di sotto.
Ho riconosciuto la foto del completo da chilometri di distanza.
11.10.2012
Candy Snowy Pastels
Pastel colours were the greatest trend of the last SS runway collections, but the trend goes on through all Winter with the styles of Chloé, Louis Vuitton, Burberry Prorsum, Kenzo, Prada, Dior and many others (styled by Damian Foxe). The great photographer Andrew Yee captures a modern, short-haired, colorful Snow Queen and creates dreamy images starring Ehren Dorsey for How to Spend it Magazine.
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11.05.2012
VALORIZZARSI: La scelta dei pantaloni
Il primo post della mia rubrica VALORIZZARSI era dedicato agli abiti lunghi e, forse, la logica avrebbe imposto di trattare, prima dei
pantaloni, gli abiti al ginocchio e quelli mini. Ho scelto invece di
interessarmi proprio ai pantaloni in parte per via delle richieste di alcune
mie lettrici, in parte perché sono un capo quotidiano, che si indossa molto più
spesso di un vestito.
Il pantalone con stampa tapestry che avevo pubblicato sulla mia pagina facebook come "anteprima" a questo post - Asos - 40£ |
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Virna Gambini
11.02.2012
La Fiera dei Morti 2012
La “Fiera dei Morti” di Perugia è una manifestazione
popolare nata in epoca medioevale e di cui si conservano testimonianze scritte
fin dal 1260, quando ancora il suo nome era “Fiera
di Ognissanti”. Solo a partire dal Seicento venne chiamata “dei defunti” e, nell’Ottocento, acquisì
la denominazione attuale.
Inizialmente prevedeva giochi di antica tradizione come
la caccia al toro, la corsa del’anello, attività circensi, la corsa del palio o
la quintana. Ma col passare del tempo la natura ludica andò quasi completamente
esaurendosi (tanto che oggi se ne conserva traccia solo nei “Baracconi”, ovvero nel luna park che si
installa quasi contemporaneamente alla Fiera e nell’area adiacente), lasciando
spazio ad una vena più prettamente commerciale. Man mano che il successo dell’evento
aumentava e la domanda commerciale cresceva, l’offerta pensò bene di orientare la
scelta dei prodotti verso quelli tipici regionali (non solo umbri, ma anche di
zone limitrofe come la Toscana e le Marche), rari e di provenienza non solo
locale (tanto che quest’anno sono ben sei le città gemelle: Aix en Provence, Bratislava,
Potsdam, Grand Rapids, Seattle e Tubingen).
Ancora oggi la “Fiera
dei Morti” attrae buona parte della popolazione umbra (è difficile che un
perugino non faccia almeno un salto veloce alla Fiera e non acquisti qualcosa)
perché è vista e tenuta in grande considerazione come tradizione di famiglia;
inoltre ha sviluppato una notevole rilevanza turistica, entrando a pieno di
diritto nel calendario delle grandi manifestazioni della città.
Come è chiaro da questa breve premessa, la “Fiera dei Morti” è anche per me una tradizione immancabile e
proprio stamattina ho deciso di passarci un paio di ore (piccolo consiglio:
se volete andarci, che NON vi venga in mente di farlo dalle 11 in poi! Trovare un
parcheggio a quell’ora è un’impresa talmente impossibile che neanche Tom Cruise
potrebbe farcela. Per di più, non riuscireste nemmeno a camminare tra le varie file
e traverse, ma verreste lentamente trascinati da una fiumana di persone).
Rispetto a quella dell’anno scorso (eh, lo ammetto… alla
Fiera del 2011 avevo comprato qualcosa giusto per tradizione, appunto) ho
trovato proposte molto più interessanti, colorate e accattivanti, perciò fermarsi
ai vari banchi era un piacere (per non parlare, poi, di quelli che vendevano profumatissimi
prodotti alimentari, tipici e non). Per certi aspetti, la Fiera di quest’anno mi ha ricordato
la vivacità dei mercati di fiori austriaci, le vie invernali delle città
italiane pervase dal profumo di caldarroste, le atmosfere della periferia
ungherese, i profumi di lavanda e mughetto tipici delle case delle nonne, i
colori di paesaggi fantastici e onirici un po’ alla Willy Wonka e la Fabbrica
di cioccolato, gli ambienti di montagna resi accoglienti dal calore del legno
lavorato a mano e molto altro. Insomma, una bella esperienza da vivere con le persone care e che
consiglio vivamente a chiunque non ci sia mai stato.
E, per darvi un assaggio di ciò che potreste trovare,
ecco alcuni scatti colorati e senza pretesi fatti stamattina.
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Virna Gambini
11.01.2012
Dia de los Muertos
The Day of the Dead (Spanish: Día de los Muertos) is a national Mexican holiday, which focuses
on gatherings of family and friends to pray for people they cared about who
have died. It is celebrated with festivals, parades and the traditions connected with the Day of the Dead include building private
altars honoring the deceased using sugar skulls, marigolds, and the favorite
foods and beverages of the departed and visiting graves with these as gifts.
Its origin can
be traced to indigenous and to an Aztec festival dedicated to the goddess
Mictecacihuatl, and this kind of holiday is celebrated not only throughout
Mexico, but also around the world in other cultures. In fact similar observances
occur in Brazil, Europe, Asia and Africa.
The celebration
for the Day of the Dead, which takes
place on 11/01, is in connection with the Catholic holidays of All Saints’ Day and All Souls’ Day (11/02), celebrate by visiting cemeteries and
churches. And that’s why the hauntingly beautiful model, Imogen Morris Clarke, is
wearing embellished Catholic imagery and jewelry, the rich colours of Mexico
and folkloristic accessories for the October issue of Marie Claire US.
Tanned skin,
smoky eyes, intense lipsticks and braided
“Frida Kahlo” inspired hair complete the look.
"Frida Kahlo" hair by Ward Stegerhoek.
Make-up by Vicky Steckel.
Make-up by Vicky Steckel.
Stylist: Romina Herrara Malatesta.
Photographer: Enrique Badulescu for Marie Claire US.
Spanish documentary about the Mexican tradition, "Day of the Dead".
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10.31.2012
"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part III)
Earrings, Il Pizzo Cotto. Crop top, River Island. Maxi skirt, Pepe Jeans. Vintage lace umbrella. |
Models: Serena Bifolchi, Elena Bifolchi, Alessandra Bifolchi, Benedetta Ercolani
Models: Serena Bifolchi, Elena Bifolchi, Alessandra Bifolchi, Benedetta Ercolani
Styling, hair and make-up: Virna Gambini
Photographer: Lucia Locchi
Special thanks to Giulia and Marco.
Photographer: Lucia Locchi
Special thanks to Giulia and Marco.
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10.28.2012
As time goes by - Vogue Germany (October 2011)
Fondere il fascino classico e immortale di Sean Young, Katharine
Hepburn, Rita Hayworth e Joan Crawford con l’allure moderna, frenetica e
colorata dei nostri giorni è un compito davvero arduo. Compito, però, portato
perfettamente a termine dalla meravigliosa Crystal Renn, celebre ex modella
plus size, e dal talentuoso fotografo Sebastian Kim.
Gli outfit autunnali scelti dalla fashion editor Katie
Mossmann e composti da sensazionali capi di Gucci, Balenciaga, Lanvin, Rick
Owens, Miu Miu, ecc., i set design di Anne Koch (ispirato ad un glamour dal
sapore vintage e impreziosito da un tocca di XXI secolo), le splendide
acconciature di Franco Gobbi e il trucco da diva d’altri tempi di Lisa Houghton
completano il look, rendendo quest’editoriale un vero e proprio possesso per i
posteri: uno di quelli da citare per rievocare le tendenze e le atmosfere di un
intero decennio della Storia della Moda.
10.27.2012
L'Inferno di Dante: il Canto V (parte III)
Edward Charles Hallé - Francesca da Rimini |
Testo (vv.88-142)
“O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
“O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
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10.24.2012
Maison Martin Margiela at H&M: il Lookbook e il Launch party
Dopo l'annuncio della collaborazione e l'uscita dell'anteprima, è finamente disponibile l'intero lookbook della collezione firmata Maison Martin Margiela for H&M.
L'outfit che mi piace di più in assoluto. |
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Gli scatti di Andrew Yee e i versi di Giovan Battista Marino: il Barocco oggi
Il Barocco, fenomeno culturale non solo italiano ma anche internazionale del XVII sec., rappresentò la più spiccata tendenza all’enfatizzazione dell’aspetto formale dell’Arte, alla ricerca di soluzioni ricche ed estreme, all’indifferenza totale verso i contenuti. Proprio per questo, ciò che riluceva maggiormente nelle opere barocche era la capacità stilistica e la raffinatezza intellettuale dell’autore, che, dal nulla, riusciva a creare opere di grande pregio estetico.
La stessa (combattuta) etimologia del nome ne mette in luce aspetti caratteristici: secondo alcuni, infatti, deriverebbe dal portoghese “barroco” o dal corrispettivo spagnolo “barrueco”, termini che indicano una perla di fattezza irregolare, imperfetta, non sferica. Secondo altri, invece, dal francese “baroque” (ovvero “ineguale, irregolare”). Per altri ancora, dal latino “bis-roca” (pietra storta) o “verruca” (bitorzolo). Infine, alcuni credono che l’origine di questo nome sia da ritrovare nel linguaggio della cultura filosofico-scolastica, dove indica un ragionamento vuoto e tortuoso, logico solo in apparenza.
Quale che sia la sua etimologia, però, il termine Barocco è sempre stato permeato da un alone di negatività: il Settecento lo percepiva come l’emblema del vuoto contenutistico, l’Ottocento vi scorgeva invece una profonda inquietudine e una fin troppo grande capacità di indagare l’animo umano.
Rispetto al Manierismo, che aveva anticipato alcuni motivi e tratti stilistici propri del Barocco, quest’ultimo se ne distaccava per il carattere estroso, spettacolare, volto alla ricerca del meraviglioso e tutt’altro che elitario. Era infatti una commistione di tragicomico ed eroicomico, di wit (ovvero l’inventività negli accostamenti concettuali e l’abilità nel trovare soluzioni formali originali, inaspettate) e acutezza (la capacità interpretativa).
La metafora (di cui Marino fu un vero campione) e la metamorfosi erano i tratti distintivi di molte opere poetiche, a carattere mitologico e artistiche (come dimostra la scultura del Bernini). E anche le modelle Nina Porter, Laura O’Grady, Louisa Facchino-Stack, Mary Ballantyne, Edda Oscars, Kiera, Elenor Hayes e Sam Rollinson hanno fatto propria quest’ultima tecnica di trasformazione, rendendosi splendide statue di marmo davanti all’obiettivo di Andrew Yee per How to spend it Magazine.
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10.23.2012
VALORIZZARSI: La scelta dell'abito lungo
Elie Saab Spring 2007 Couture |
Mode del momento e gusti personali non sempre vanno di
pari passo. Anzi, a volte nutrono persino un profondo odio reciproco. E, se a
questo incontro/scontro si aggiungono sbalzi d’umore e una fisicità specifica
per ogni donna, il disastro è proprio dietro l’angolo.
Tenendo ben presente il fatto che ognuno è libero di vestirsi come meglio preferisce, credo tuttavia che
sia di grande importanza scegliere, sempre nella più completa libertà, il capo
che valorizzi al massimo il proprio corpo. Purtroppo però riconoscere questi
fantomatici capi non è così semplice come sembra e il risultato prodotto da una
scelta sbagliata è quello di oscurare pregi e mettere in luce difetti in realtà
inesistenti. Ma può anche capitare che i punti che per alcuni forniscano motivo
d’orgoglio, per altri lo siano di vergogna e che quindi questi ultimi cerchino
di mascherarli con non-chalance.
Scrivendo quello che state per leggere, non ho inteso
assolutamente elevarmi ad arbiter
elegantiarum. Ho solo cercato di mettere a disposizione di tutte gli anni
di esperienza e di “esperimenti” fatti direttamente sulla mia pelle (la pelle
di una complessata che lentamente si è scrollata di dosso qualche tabù).
I consigli che sto per fornire, quindi, non sono “legge”,
ma tips puramente indicativi,
formulati per orientare alcune di voi verso una scelta più consapevole e
adeguata al proprio fisico.
Ma, a dispetto di ciò che leggerete, devo fare
un’ammissione: secondo me non esiste un capo che stia bene solo ad alcuni tipi
di persone. Esistono, invece, modelli sbagliati di quello stesso capo: tutto sta
nello scegliere il modello perfetto (in base ad alcune variabili da tenere sempre sotto controllo). Nello
scegliere, cioè, il modello che ci valorizzi, che ci dia la silhouette che
desideravamo, che ci dia l’impressione ottica che stavamo cercando, che ci
faccia sentire e sembrare delle dee.
Cominciamo affrontando l’argomento “abiti”, nello specifico, gli ABITI LUNGHI.
Elie Saab Spring 2007 Couture |
Quando penso all’abito lungo per eccellenza (una specie di “Idea platonica” da cui discendono tutte le altre “copie”), immagino sempre un abito con sottili spalline dritte e posizionate molto esterne (così da mettere l’accento sulle spalle), scollo a cuore, taglio impero appena drappeggiato e gonna morbida dall’andamento A-line. Il colore che ho in mente varia in continuazione (un po’ come quello di Rosaspina/Aurora/La bella addormentata nel bosco, conteso tra le due fatine madrine che volevano tingerlo, l’una, di blu e, l’altra, di rosa): dalla tinta unita sui toni dell’azzurro ai colori ombré, dalle macrofantasie astratte a pattern tempestati di fiori esotici. E non è un caso che l’abito appena descritto sia il modello che preferisco e che indosso più spesso.
Ma l’Idea di abito cambia a seconda dei gusti, dell’immaginazione e dell’infanzia (ammettiamolo: i cartoni animati – Disney e non – hanno avuto il loro peso!) di ogni donna: c’è chi lo sogna a sirena, chi in stile meringa ultradecorato e chi invece preferisce quello più semplice in versione “maxi canotta” (magari a righe orizzontali).
Quale che sia questa Idea, però, l’abito lungo rappresenta il sogno e l’incubo di molte donne.
Il sogno per l’eleganza e l’allure che dona, per la comodità (ovviamente fatta eccezione per alcuni modelli, come i sirena “ultraslim”, ovvero quelli strettissimi all’altezza delle ginocchia – splendidi, ma camminarci è un’impresa davvero ardua) e proprio per la lunghezza da fiaba. L’incubo, invece, per via delle proporzioni, degli abbinamenti e delle occasioni in cui indossarlo (tutte abbiamo nell’armadio almeno un abito lungo, comprato magari in vista di una cerimonia, indossato una sola volta e poi dimenticato sul fondo dell’armadio perché “non c’era l’occasione per ri-metterlo”).
Partiamo dalle occasioni: sono poche quelle in cui non si
possa sfoggiare un vestito lungo e, se spesso alcune sono percepite come
inadatte, questo dipende dai luoghi comuni e da quanto ci si sente a proprio
agio indossandone uno.
Il maxi dress è perfetto per una festa a bordo piscina, per
un soggiorno in località marine, per una passeggiata in città, per una
rilassante giornata di shopping, per un giro in barca, per viaggiare
comodamente, per una serata importante o proprio di gala, ecc. E lo è anche quando
si deve uscire di casa alla svelta per una commissione e non si ha voglia di
perdere tempo a scegliere cosa mettere, quando all’università o al lavoro fa
troppo caldo per sopportare i pantaloni, quando nulla ci sta bene e serve un
“salva-situazione”, quando si vuole spiccare ad un party senza strafare, ecc.
Poi, le proporzioni: di norma si dice che il lungo sia caldamente sconsigliato a chi sia più basso di un metro e sessanta e, in linea di massima, concordo. Ma non è un assioma, bisogna valutare con attenzione la struttura del proprio fisico e lo stile del portamento: ho visto “nanette” (di nemmeno un metro e cinquanta) indossare maxi abiti e sandali piatti con molta più grazia di “stangone” da uno e ottanta. E non sembravano “accorciate” come si potrebbe pensare.
Gli abbinamenti, infine, sono un altro tasto dolete.
Vediamo le scarpe: con i sandali piatti è chic,
etno-chic, very fashion e blablabla. Ma per favore! Non nego che ci siano
persone che sanno portare molto bene la combinazione lungo+piatto, ma la maggior
parte assolutamente no (e nella locuzione “maggior
parte” inserisco persino alcune delle celebrity
che spesso compaiono sulle riviste patinate come icone di stile: è vero, si
possono permettere il lungo anche senza tacchi, ma la camminata da scaricatore
di porto in gonnella non è certo un accessorio da esibire orgogliose)! Meglio
un bel sandalo gioiello che si intravede appena (già, perché se si vuole
portare un vestito lungo di giorno, l’orlo non deve sfiorare terra) o una
comodissima zeppa. Se il clima lo consente, anche dei tronchetti (vanno bene
praticamente tutti gli stili, ma ci vuole cautela con uno in particolare: lo
stile cowboy) o dei cuissardes (specialmente se la gonna dell’abito ha uno
spacco profondo che si muove camminando). Se invece l’occasione per indossare
il maxi dress si presenta di sera, allora largo a décolletées, mary jane e (sempre
tempo permettendo) sandali in vernice.
E cosa metterci sopra?
Di giorno vanno benissimo maxi cardigan leggermente svasati (con o senza
bottoni), giacchine di jeans, chiodi in pelle e spencer waterfall in suede,
bolerini in tulle o organza di seta, micro-giacche stretch o avvitate in
bouclé, maglioncini “cropped” (cioè tagliati poco sotto il seno) e a maniche
corte. Di sera invece l’alternativa migliore e che dona immediatamente
un’allure misteriosa ed elegante è rappresentata dalle cappe: quelle
all’altezza dei fianchi donano più o meno a tutte, ma per chi vuole osare ci
sono quelle lunghe fino a terra (magari in velluto nero o comunque di un colore
scuro). Altrimenti una (eco)pelliccia, un cappottino dritto e senza chiusure,
un blazer maschile, una giacchina peplum o corta in un materiale pregiato, un
cardigan in seta (anche stampata) o la sempiterna stola.Elie Saab Spring 2010 Ready-to-Wear, Spring 2011 RtW, Spring 2011 Couture, Spring 2011 RtW |
Ad ognuna il suo abito.
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10.22.2012
"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part II)
Earrings and maxi necklace, Il Pizzo Cotto. Sleeveless blazer, Denny Rose. Wide leg trousers, Aqua. |
In precedenza ho mostrato qui solo una porzione dei risultati fotografici ottenuti sul set in collaborazione col "Pizzo Cotto". Ecco ora la seconda (ma non ultima) parte della ADV Campaign fai-da-te.
Virna
PS: per chi volesse leggere un'intervista a Serena Bifolchi, l'anima creativa che si cela dietro "Il Pizzo Cotto", basta cliccare qui.
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10.18.2012
L'Inferno di Dante: il Canto V (parte II)
Paolo e Francesca - Edward Charles Hallé |
Testo (vv.40-87)
E come li stornei
ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?".
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri".
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido.
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?".
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri".
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido.
Paolo e Francesca sorpresi da Giangiotto - Jean-Auguste-Dominique Ingres (1845) |
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Virna Gambini
10.16.2012
Black leather
Black
leather is truly iconic, a symbol and a way of life.
In this
editorial Deimante, Anne Sofie and Solomiya are lensed by Alexander Neumann for
the autumn issue of Tank Magazine and don leather trenches, jumpsuits, dresses,
quilted tops, skirts, shoes and fabulous boots (styled by Vittoria Cerciello),
while cruising around the city in a shiny Cadillac (I wish there was a vintage
Harley Davidson too). Make-up by Samantha Trinn, hair by Kenna.
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10.15.2012
L'Inferno di Dante: il Canto V (parte I)
I lussuriosi - William Blake (1824-1827) Pen, inchiostro e acquerello. 374x530mm. Birmingham museum and Art Gallery |
Il V Canto dell’Inferno
segna un ritorno alla profonda drammaticità del III ed è dedicato ai
peccatori carnali, ai traditori, a coloro che hanno lasciato che il desiderio
calpestasse la ragione.
Questo tipo di amore, in cui piacere e bellezza prevalgono
su valori superiori, è considerato da Dante illegittimo, nonché prima pena
dell’Inferno. Tuttavia questo canto non si limita a descrivere peccati e peccatori, ma parla
fondamentalmente di letteratura e, dunque, nasconde anche una natura
autobiografica: Dante aveva dedicato parte della sua giovinezza di poeta
proprio a questo tipo d’amore, ma ora, più maturo e consapevole, ripensa e
rivede il suo passato poetico e dottrinale, gli ideali di comportamento a cui
si è attenuto in base alla trattatistica cortese e in base a modelli
stilnovisti. Giudica, cioè, il se stesso giovane e le sue amicizie giovanili
(tra cui Guido Cavalcanti, al quale, appunto, riserva un posto all’Inferno).
Dopo aver fatto i conti con i Classici, ora Dante si
trova a dover fare i conti con i suoi contemporanei, con la letteratura della
sua epoca, di natura mondano-erotica, tramandata dall’antichità fino all’Età Cortese.
Dante, ad ogni modo, non fa del V Canto un trattato
dottrinale, ma lo divide in due parti simmetriche e di uguale misura: i primi
settanta versi (dopo un’introduzione drammatica, in cui figura Minosse) sono
dedicati alla descrizione dei peccatori carnali; la seconda parte invece indica
coloro che la passione d’amore portò alla morte, spesso una morte violenta. Dopo
una terzina di passaggio, viene poi introdotto il primo personaggio infernale
con cui Dante dialoga, cioè Francesca da Rimini. Ma giudicando Francesca, Dante
giudica parte della sua stessa vita (impersonata soprattutto dalla figura di
Cavalcanti), quella caratterizzata dall’innamoramento classico/cortese per la
bellezza che l’uomo non è in grado di contrastare, dall’amore come una forza
tale che costringe ad amare.
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Virna Gambini
10.14.2012
"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part I)
Model: Elena Bifolchi. Headband and earrings, Il Pizzo Cotto. Dress, Virna Gambini. Leather obi belt. |
Model: Serena Bifolchi. "Medusa" earrings, Il Pizzo Cotto. Chiffon top, Benetton. |
La giornata è stata lunga e densa, ma alla fine ne è valsa
la pena (almeno secondo noi) e, tornate a casa, è stato proprio il caso di dire
“stanche, ma felici”.
Questi che state per vedere sono i risultati (o, almeno,
una prima parte di essi).
A voi il giudizio finale.
Virna
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Virna Gambini
10.13.2012
Anatomy of an Angel - Damien Hirst
photocredits: http://www.yoox.com/project/angel_art
Indagare la natura delle creature soprannaturali o divine, comprendere i segreti della materia per poterla plasmare a proprio piacimento, padroneggiare il potere di distruggere e creare.
Sono questi i desideri che hanno accomunato gli uomini per secoli; che hanno imposto gli indirizzi che le varie discipline (dall’Alchimia alla Filosofia) avrebbero seguito; che hanno incoraggiato lunghe ricerche tradotte poi in opere scrittorie di grande complessità (dai Bestiari medioevali ai Dizionari dell’epoca del Lumi); che hanno ispirato generazioni di artisti (dai grandi scultori dell’Antica Grecia a Frank Lewis, tatuatore di Montreal).
Forse anche dietro il corpo aggraziato e
delicato di un angelo, sezionato con precisione scientifica, si celano questi
stessi desideri. Forse è proprio in essi che si nasconde il fascino ancestrale
di Anatomy of an Angel, scultura di Damien Hirts che
tanto mi colpisce.
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Virna Gambini
10.10.2012
Maison Martin Margiela for H&M: le prime immagini
Forse è solo una mia impressione, ma la collaborazione tra H&M e Anna dello Russo è passata decisamente in sordina, rispetto a tutte le precedenti.
Forse per la sua natura di solo-accessori o, forse, per il fatto che il 15 Novembre
(come già annunciato qui) uscirà nei negozi selezionati la collezione nata
dalla fusione tra Hennes&Mauritz, il celebre colosso d'abbigliamento svedese di “diffusione
di massa”, e Maison Martin Margiela, la ricercata casa di moda francese.
Le prime immagini hanno già fatto il giro del web e i cultori dello stile al tempo stesso minimale e anticonvenzionale, tipico di MMM, se ne sono già innamorati: capispalla oversize, abiti dal taglio decisamente morbido, giacche sartoriali, skinny laminati e pantaloni a gamba larghissima.
L’autrice è la talentuosa fotografa e regista Samantha “Sam” Taylor-Johnson, mentre il direttore creativo della campagna è Markus Kiersztan. Lo styling è stato curato da Sabina Schreder.
Forse il piumino cocoon o la giacca dalle spalle esagerate non saranno i capi più facili da indossare, ma avere la possibilità di acquistare un abito creato da una mente geniale come quella di Martin Margiela (stilista belga noto non solo per il suo straordinario talento e la sua visione innovativa della moda, ma anche per la sua reticenza a farsi fotografare) non capita tutti i giorni. Spero solo che la qualità dei materiali renda giustizia ai capi che il team della Maison (abbandonata da Margiela nel 2009) ha deciso di riproporre.
E sì, stavolta sarò in prima fila, disposta anche ad una scazzottata mattutina, pur di toccarli con mano e accaparrarmeli!
Le prime immagini hanno già fatto il giro del web e i cultori dello stile al tempo stesso minimale e anticonvenzionale, tipico di MMM, se ne sono già innamorati: capispalla oversize, abiti dal taglio decisamente morbido, giacche sartoriali, skinny laminati e pantaloni a gamba larghissima.
L’autrice è la talentuosa fotografa e regista Samantha “Sam” Taylor-Johnson, mentre il direttore creativo della campagna è Markus Kiersztan. Lo styling è stato curato da Sabina Schreder.
Forse il piumino cocoon o la giacca dalle spalle esagerate non saranno i capi più facili da indossare, ma avere la possibilità di acquistare un abito creato da una mente geniale come quella di Martin Margiela (stilista belga noto non solo per il suo straordinario talento e la sua visione innovativa della moda, ma anche per la sua reticenza a farsi fotografare) non capita tutti i giorni. Spero solo che la qualità dei materiali renda giustizia ai capi che il team della Maison (abbandonata da Margiela nel 2009) ha deciso di riproporre.
E sì, stavolta sarò in prima fila, disposta anche ad una scazzottata mattutina, pur di toccarli con mano e accaparrarmeli!
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9.05.2012
Bellezza eterea e spettrale (Elele Magazine)
Sullo sfondo di un luogo onirico e cupo, si staglia l’eterea Anna ‘Aspen’ Gerasimova, fotografata da Koray Parlak per Elele Magazine. La delicata purezza di una creatura bucolica si mescola al fascino maledetto del vampiro in ambientazioni dal sapore gotico. Gli abiti, selezionati da Cristina Cosentino, hanno linee pulite e sono impreziositi da pizzi e decori opulenti. Infine il make-up, grafico e luminoso, realizzato da Melis Ilkkilic, aggiunge un tocco memorabile a look già splendidi.
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9.04.2012
Bianca Balti in Dolce&Gabbana dons one of this Fall trends: BAROQUE
Giampaolo Sgura, ormai amico e alleato fedele di Dolce&Gabbana, ha immortalato la splendida Bianca Balti in scatti dal sapore tardo-rinascimentale. Il make-up cupo della modella è reso appena più leggero dall'assenza delle sopracciglia, schiarite ad arte. Un accorgimento che rende del tutto inconsueto e indimenticabile il viso già particolare di Bianca. Gli abiti, inequivocabilmente barocchi, e gli accessori, vistosi ma non per questo prepotenti, le conferiscono un’aura regale. I contrasti di luce ed ombra la rendono la musa ideale di un Caravaggio del XXI secolo.
Model: Bianca Balta
Photographer: Giampaolo Sgura
Male models: Sam Webb, Aiden Shaw, Chris Petersen, Chris B. and Christos
Styling: Klaus Stockhausen
Magazine: Interview Germany
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