Dal 29 Marzo al 1 Aprile 2013, infatti, Serena vi aspetta alla postazione 55 (proprio all'altezza del quadrivio, a lato della gradinata subito dopo la scala mobile) con tantissime novità e idee regalo per voi e per i vostri cari!
Ecco la pianta con tutte le postazioni numerate. Per ingrandirla, basta cliccarci sopra. Cercate il numero 55!
Serena non sarà sola, troverete infatti anche me alla Rocca Paolina durante i giorni dell’expo ed ecco in anteprima alcune immagini di ciò che potrete provare e acquistare alla sua postazione!
La Rocca Paolina
Fondamentale per la Perugia tardo-medievale fu la famiglia
Baglioni.
Le prime testimonianze di questa dinastia risalgono al XIII
secolo. La loro provenienza è incerta, ma vengono indicati dal Maturanzio e dall'antica
tradizione popolare tra le famiglie di origine germanica che scesero in Italia
al seguito dell'imperatore Federico I Barbarossa.
Tra il 1438 e il 1479 la famiglia esercitò su Perugia una signoria
“occulta”: Braccio Baglioni, sfruttando la posizione di capitano delle milizie
della Santa Sede, esercitò sulla città un’influenza che ne sancì presto la
supremazia. In quegli anni Perugia visse un periodo di florida crescita e i
Baglioni attuarono una politica di espansione e abbellimento della città, grazie
alla quale furono costruite nuove strade e palazzi. Tra il 1429 ed il 1433
venne anche ampliato il Palazzo dei Priori, vennero costruite nuove chiese e
cappelle private, ed il mecenatismo dei Baglioni li portò in contatto con
artisti come Piero della Francesca, Pinturicchio e Raffaello. Costruirono inoltre
un imponente Palazzo signorile (oggi ne rimane solo la parte inglobata nella Rocca
Paolina) come loro residenza privata. Alla morte di Braccio, però, seguì un
periodo di lotte interne al casato per la conquista della supremazia, culminato
nella sanguinaria conosciuta come le “Nozze
Rosse” del 14 Luglio 1500. Per fermare le uccisioni, fu determinante l’intervento
della Chiesa, che cercò di intervenire negli affari della famiglia ricorrendo
persino a fatti di sangue. Qualche anno dopo Ridolfo Baglioni affrontò il
potere della Chiesa cacciando il legato pontificio, ma verrà poi sconfitto
dalle milizie papali guidate dal Farnese. Privato dei propri privilegi e dei
proprio soldati, Ridolfo dovette abbandonare la città sancendo la fine della
signoria perugina. La residenza di Braccio fu abbattuta nel 1540 per far posto
alla fortezza costruita da Antonio da Sangallo il Giovane su richiesta del papa
Paolo III.
Perugia, nel XV sec., era una città florida e, grazie a un
trattato del 1431, poteva comprare il sale da chiunque a un prezzo modico.
Quando, all'inizio del 1540, Paolo III impose di acquistare il sale dalle
saline pontificie al doppio del suo costo, i cittadini lo lessero come un
tentativo per riaffermare la propria autorità sulla città, sul contado e,
soprattutto, sull’economia della zona.
L'inasprimento era giustificato, secondo il papato, dalle
spese che la sede apostolica doveva sostenere per la lotta contro gli eretici,
le sette luterane ed i turchi, ma i perugini la pensavano molto diversamente,
perciò tentarono di aggirare il problema eliminando addirittura il sale dalla
produzione del pane (ancora oggi infatti una delle qualità di pane più diffuso
nel perugino è il cosiddetto “filone sciapo”). Le trattative con le autorità
pontificie, invece, non approdando però a nessun accordo
I perugini nominarono allora venticinque cittadini “difensori di giustizia de la città” e
li incaricarono di governare ed organizzare la resistenza all'autorità papale. Il
compito dei Venticinque si mostrò subito arduo perché era “molto duro il sostentare le guerre con li denari e beni propri e
privati”. Mancava inoltre un condottiero a cui affidare la resistenza
militare, perciò la scelta ricadde sui Baglioni superstiti. E fu la guerra.
Nella notte del 5 Aprile 1540, la città innalzò un
crocifisso ligneo sulla porta della Cattedrale di S. Lorenzo e simbolicamente si
pose sotto la sua protezione. I perugini proclamarono che il crocifisso sarebbe
stato rimosso solo dopo che avessero ottenuto giustizia ma esso è tutt’ora al
suo posto.
L'incontro tra le due parti avvenne il 3 Giugno 1540 nel
monastero di Monteluce e si concluse con l'accordo che Ridolfo e le sue truppe
avrebbero lasciato la città mentre il Farnese vi avrebbe avuto accesso a
condizione di non modificarne lo stato. Il 5 Giugno, però, con l'ingresso di
Pier Luigi Farnese, la città perse il dominio sul contado.
Al posto dei Priori vennero eletti venti “Conservatori dell'ecclesiastica obedienza”
e Perugia perse definitivamente gli ultimi resti della sua indipendenza.
In un clima di smarrimento e paura avvenne il pentimento
della città, che il 25 Giugno inviò presso il Papa venticinque ambasciatori per
chiedere il perdono.
Le autorità pontificie intanto si accordarono con
l'architetto Antonio da Sangallo il Giovane – appartenente alla scuola
bramantesca di Roma – per il progetto di un palazzo fortificato sull'area del
Colle Landone.
A seguito di questi sviluppi, la Guerra del Sale assunse nella tradizione il significato di “gloriosa ribellione” della cittadinanza
contro il Papa, significato che è andato al di là della reale portata storica
degli eventi. La guerra fu senz'altro la causa immediata che portò alla
costruzione della Rocca Paolina, ma non la sola. Già dal 1537, infatti, il Papa
aveva pensato per la prima volta di edificare sull’area espropriata ai Baglioni
un presidio militare, affidandone la progettazione al colonnello Pier Francesco
Fiorenzuoli da Viterbo.
Secondo recenti interpretazioni il progetto iniziale,
affidato ad Antonio da Sangallo, traduceva negli schemi dell'architettura
militare dell'epoca la duplice esigenza di forte e di palazzo fortificato.
I1 progetto definitivo, comunque, prevedeva l'edificazione
di due elementi: la rocca vera e propria (che sarebbe sorta a valle, verso le
mura di Santa Giuliana) e il palazzo fortificato (che sarebbe sorto sulla
sommità del Colle Landone ed avrebbe incorporato le case dei Baglioni).
La scelta era dettata non soltanto dal fatto che in città
non c’era luogo più comodo di quello, ma anche per affermare l'autorità
pontificia sulla cittadinanza e annientare i Baglioni togliendo “loro il nido, acciocchè per lo innanzi
Perugia non si governasse a loro talento”.
Il 28 Giugno 1540 si iniziarono ad abbattere i primi
edifici. In agosto poi un provvedimento ordinò la demolizione delle case dei
Venticinque ad opera degli stessi abitanti di Perugia.
Tutti dovettero partecipare ai lavori e l’8 Novembre, con
una pomposa cerimonia presieduta da Monsignor della Barba, venne posta la prima
pietra della Rocca.
Alla fine dell'anno 1541 il Sangallo riteneva quasi compiuta
la sua opera (pensava già alla scritta dedicatoria da mettere sul portone del
nuovo palazzo fortificato), ma il lavoro subì un netto cambiamento che ne
alterò la natura benché le fonti non ne riportino testimonianze chiare.
La costruzione, così, si riorganizzò diversamente sui due
nuclei già avviati:
- la parte bassa, quella che doveva essere il forte vero e
proprio (per anni si continuerà a chiamare il mastio) diventò la “tenaglia”, con dimensioni molto ridotte
e diverse rispetto al progetto originario;
- l’edificio principale assunse una forma quadrangolare con
al centro il mastio della fortezza. Le altezze delle mura furono aumentate
considerevolmente e molte aree, preservate da Sangallo, vennero ricoperte da
robuste volte. Le nove porte d'accesso previste furono chiuse lasciandone una
soltanto, lungo la facciata principale. La Porta Marzia venne smontata ed il
suo arco rimurato sul bastione di levante.
Nel 1542 Antonio da Sangallo si allontanò dalla città in
polemica con quanti avevano alterato la natura del suo progetto. Nel Marzo
dello stesso anno giunse a Perugia il nuovo legato pontificio Cardinale di
Rimini. Numerosi altri personaggi, soprattutto militari, si alternarono alla
guida dei lavori: all'architetto perugino Galeazzo Alessi (1512-1572) fu dato
l'incarico di sistemare la parte residenziale, adattando le sale del palazzo di
Gentile Baglioni, completando gli appartamenti del castellano e costruendo una
loggia.
La realizzazione della struttura, ridisegnata secondo il
volere dei progettisti del Papa, determinò perdite sempre più rilevanti di
patrimonio architettonico nella città, arrivando anche all'abbattimento dei
fabbricati situati nelle aree non direttamente interessate dalla fortezza.
Il deturpamento non finì in breve tempo e lo dimostra il
fatto che nel 1543 fu demolita la chiesa di Santa Maria dei Servi e la porta
etrusca del Sole. Nel 1545 fu poi ordinato l'abbattimento del campanile di San Domenico poiché
ostacolava il tiro dei cannoni di cui la fortezza era dotata, e per evitare che
i perugini dalla cima potessero effettuare dei controlli all'interno della rocca.
Le mura del campanile erano così solide che in una giornata a malapena ciascun
guastatore riusciva a togliere quattro o cinque pietre. I lavori vennero
sospesi con la morte del Papa e, da allora, il campanile è rimasto mozzato, con
la forma che ancor oggi si può vedere.
Nel corso dei secoli, i perugini tentarono ripetutamente di
abbattere quel simbolo così odioso e nel XIX sec. fu avviata una vera e propria
demolizione ai danni della Rocca Paolina ma nel 1849, con la restaurazione del
governo pontificio, cessarono le demolizioni.
Quando Perugia venne annessa al Regno d’Italia, la
fortezza passò dal Governo italiano al Municipio della città. I1 decreto del 15
Ottobre 1860 emanato dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, Regio
commissario generale straordinario, diceva: “a
perpetuo ammaestramento dei Governi che fondano la loro autorità sulla forza e
sulla violenza, decreta: la Fortezza è data in libera proprietà al Comune”.
Il 17 dicembre 1860 il Consiglio comunale autorizzò la
definitiva demolizione per togliere dinnanzi agli occhi un monumento di cotante
ingrate ricordanze, proponendo però che alcuni spazi venissero salvaguardati e
destinati a magazzini.
Per tutto il decennio in città si lavorò alle
demolizioni e si discusse sulle ipotesi
di risistemazione dell'area, senza raggiungere un risultato definitivo.
Nel frattempo la zona veniva lasciata in stato di desolante abbandono. Nel 1867
venne infine approvato un progetto di sistemazione curato da Alessandro Arienti,
ingegnere capo comunale.
Nello spazio dell'ex fortezza venne edificato il palazzo del
Governo (attuale palazzo della Provincia), furono creati i giardini Carducci e venne autorizzata
la costruzione di edifici privati e fu aperta una nuova strada (viale
Indipendenza).
Così si chiuse un lungo capitolo della storia urbanistica
perugina.
Nel 1931 il Comune di Perugia iniziò il recupero di alcuni spazi interni
della Rocca, sotto la direzione dell'architetto Pietro Angelini. I lavori
proseguirono a fasi alterne fino a che, nei primi anni ’80, il Comune e la Provincia
di Perugia resero agibile quasi tutta parte dei sotterranei della Rocca, con la
realizzazione del percorso pedonale meccanizzato e del Centro Espositivo.
che belli tutti i gioielli!!
RispondiEliminabello questo post-reportage- storico!!
baci!!!
Freaky Friday
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Grazie mille Sabrina :D
EliminaHo appena scoperto il tuo blog! sei carinissima!
RispondiEliminaPiacere, io mi chiamo Beatrice :)
Ti seguo molto volentieri, se ti va passa da me! VeryBerryBee
Piacere mio! Grazie per questo tuo commento ♥
EliminaBellissima iniziativa e che belle creazioni!! Kiss cara, se ti va ti aspetto da me e potremmo seguirci a vicenda :)
RispondiEliminaNew outfit post on Tati loves pearls
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Grazie mille, Tatiana! :)
EliminaChe bell'evento! :)
RispondiEliminahttp://stylestarmjonas.blogspot.it
Grazie! Secondo me lo è stato davvero ;D
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