Come ci hanno sempre ripetuto fin da bambini, in ogni leggenda c’è un fondo di verità.
Eppure, a volte, quando cerco di comprendere se questo
fondo si trova anche nel mito della “commessa
perfetta”, mi rendo conto del perché molti ritengano improbabile (se non
proprio impossibile) l’esistenza di questa creatura. Quasi che sarebbe più facile
incontrare il Mostro di Loch Ness (anzi, Nessie per gli amici) lungo il Corso
della città e proporgli di prendere un caffè insieme.
Nel corso della mia carriera di shopaholic ne ho
incontrate tante di commesse: da quella più svampita a quella convinta di
essere l’unica a possedere il faro della conoscenza della Moda, da quella
timidissima che non ti si avvicina per paura di far figuracce a quella fin
troppo sfacciata che ti insegue per tutto il negozio illustrandoti le
meraviglie dei capi che ti vuole rifilare ehm… che sta vendendo.
Ma il tipo di commessa di cui ho più il terrore è questo:
Questo tipo di predatore vive e si sposta in gruppo,
all’interno del quale si può sempre individuare la commessa dominante. Tuttavia,
il gruppo difficilmente attacca clienti nel pieno delle forze, preferisce
invece attendere prede stremate da lunghe giornate o impegni lavorativi,
sull’orlo di una crisi di nervi o a un passo dalla catatonia. Una volta
individuato il bersaglio perfetto, le commesse lo accerchiano e si spartiscono
equamente i compiti: alcune cercano di sfiancare definitivamente la vittima con
commenti legati al tipo di look che sfoggia o a quello che vorrebbe trovare lì
da loro, altre cercano di confonderla con richieste fin troppo specifiche e
altre ancora vanno a preparare coltello e forchetta – ovvero abiti che devono
pur vendere a qualcuno ma che non hanno nulla a che vedere con le suddette
richieste della cliente. Se la preda individuata delle commesse mostra segni
d’indecisione, queste ultime ci si scagliano in picchiata, pronte a
scarnificare la carcassa della volontà indipendente della cliente, alla quale
non resta altro da fare che soccombere riprovando abiti che non la convincono e
perfino acquistandone uno o più.
Ebbene, a me è da poco capitato un incontro ravvicinato
proprio con queste creature in un negozio della mia zona. Ma andiamo con ordine.
Perché ero lì?
In realtà io lì non ci sarei dovuta essere, ma a mia
madre serviva un parere su un completo che intendeva comprare per una
cerimonia, quindi mi ha chiamata e io sono andata a vedere.
Appena entrata ho subito individuato mia madre (unica
cliente in negozio) ma immediatamente dopo ho percepito sulla mia pelle uno
sguardo famelico e da dietro la preda ancora troppo vitale (mia madre) sono
spuntati tanti piccoli bagliori: gli occhi vigili e rapaci delle
commesse-avvoltoi. Ho capito che la vittima prescelta ero io: spossata, con i
capelli non proprio in ordine e con le mie consuete occhiaie.
Il mio destino era segnato.
Sento una voce fuoriuscire dalla tana di quelle creature: “Oh ben arrivata! Sei venuta a dare un
parere alla mamma, eh?”
Non ci devo cascare. Questa è quella che si finge
amichevole ma che cercherà di irretire gradualmente i miei sensi per permettere
alle altre di banchettare con la mia volontà!
Mi avvicino con cautela e do a mia madre il parere
richiesto (anche se poi sarà del tutto trascurato).
Lei si volta e le vedo in viso quello stesso
atteggiamento riscontrato nelle commesse: che siano bastati 40 minuti per farle
il lavaggio del cervello e trasformare anche in un avvoltoio?
“Virna, ma non
cercavi anche tu anche un abitino per la cerimonia?”
No, mamma, no! Perché lo hai detto ad alta voce? Ora
quelle non mi molleranno più!
“Sì, ma magari non
ogg…”
“Ah perfetto!” Un’altra commessa si fa avanti: “La mamma aveva visto un vestito taaaanto
carino che ti starebbe benissimo secondo noi”.
Un momento: noi
chi? Oddio, mia madre è davvero diventata una di loro. Resisti, Virna!
Un’altra commessa ancora si avventa sulla rella alla mia
destra e tira fuori un rettangolo di stoffa azzurro: “Guarda, è questo!”
Fiuh, l’ho scampata! È oggettivamente orrendo, un abito
che non mi metterei mai. Quindi cerco un modo educato di dirlo e rifiuto la
proposta.
“Ma come no? Sei
sicura? Guarda che ti starebbe davvero bene, eh, con quel fisico!”
“Sì sì, Terri ha
ragione”. Terri. Alta, magra e un
po’ altezzosa. Il mio incubo numero uno, anche peggio della capogruppo bionda.
“A dire il vero
quel modello non mi dona per nulla proprio per via del mio fisico”.
Il mio primo errore: ho dato loro qualcosa a cui
appigliarsi. Ma ancora potevo rimediare.
“Beh ma ci sono
tanti abiti in negozio, sai? Sicura che non vuoi vedere nient’altro?”
Secondo gravissimo
errore: vedo un modello che potrebbe
piacermi, in un colore che potrebbe piacermi, in una fantasia che potrebbe
piacermi e lo dico ad alta voce!
Neanche il tempo di sbattere le palpebre e mi ritrovo una
commessa che mi porge l’abito della taglia giusta (che neanche avevo detto),
un’altra che mi apre il camerino e un’altra ancora che mi ci accompagna.
Riesco a scampare all’appioppamento di sandali davvero
poco giovanili solo perché indossavo già scarpe col tacco.
Mi assicuro che la tenda del camerino sia ben chiusa e
guardo l’abito: cavolo, non m’ero accorta che il tessuto fosse lucido! Io odio
i tessuti lucidi. Ma ormai mi tocca provarlo, per di più è anche carino (un
tubino senza maniche e scollo leggermente quadrato, rouches in vita e stampa a
righe orizzontali in due punti di turchese) e il colore è esattamente quello
che volevo. Che ne so, magari indossato il lucido potrebbe anche non farmi
proprio schifo.
Lo indosso ed esco dal camerino.
Questo, almeno, è quello che hanno visto le
commesse-avvoltoi: una reginetta skinny
bitch degli anni ’60.
La mia percezione invece era tutt’altra:
Un incrocio non proprio gradevole tra lo Stregatto e il
Brucaliffo di Alice nel Paese delle
Meraviglie. Oppure un marshmallow gigante sui toni dell’azzurro. Oppure una
zebra inchiattata dopo un frontale con Andy Warhol. Insomma le definizioni
potrebbero essere le più svariate.
Lo sapevo che il lucido non mi sarebbe piaciuto! Per di
più in vita ci sguazzavo, le rouches allargavano e di mettermi a fare modifiche
radicali proprio non avevo voglia.
Torno in camerino pronta a rimettermi i miei vestiti e
andarmene, ma di punto in bianco sento mia madre che mi chiama. Afferro l’abito
con una mano e, mentre con l’altra reggo la tenda in modo da coprirmi, mi
affaccio per restituirlo ma ad aspettarmi ci sono troppi occhietti vividi e
troppe grucce.
Sono partite all’attacco e io mi sento in trappola come
un topolino.
Infilo al volo l’abito con cui ero arrivata ed esco
nuovamente.
“Che ne dici di
questo?”
Terri, mannaggiattè! Ma se il primo che mi hai proposto
non mi andava bene per via del taglio, perché me ne proponi uno identico in cui
le sole differenze sono colore (arancione) e decorazione (una catena al posto
del mega fiocco sulla schiena)?
Lo scarto.
“E questo?”
Un abitino celeste
chiaro con dettagli in pizzo che avrei visto davvero molto bene addosso alla
nonna della sposa alta un metro e quaranta. La nonna, non la sposa.
Scarto pure quello.
“E di questo che ne
pensi?”
Un tubino in pizzo arancione. No nemmeno quello.
Terzo irreparabile
errore: elenco loro le mie preferenze sperando che capiscano che quello che
cerco in negozio non ce l’hanno. Ma, come era facile immaginare, ottengo
l’effetto opposto! E le commesse che fanno avanti e indietro dal magazzino
passano da una a tre.
“Ah guarda questo!”
“No, ho appena
detto niente stampa foulard e niente pinzi sulla gonna”.
“Allora questo!”
Un abito nero con gonna svasata e dettagli in pizzo
bianco applicati sopra. Una roba che pure la mia bisnonna ci si sarebbe sentita
vecchia dentro.
“Ehm… Questo
proprio no! Non è molto… ehm… adatto alla mia età!”
Alla fine, tra i tanti “no” ne spunta uno che “bah,
posso anche provarlo”: un abitino al ginocchio in shantung (eh lo so,
lucido pure questo) carta da zucchero, con corpetto tagliato in vita e scollo
dritto, spalle coperte da tulle di un tono più chiaro e fiori di stoffa
applicati. La gonna era leggermente a tulipano e sul fondo aveva tre balze.
Dovevo capire che qualcosa non andava quando mi hanno
mostrato anche la versione in bianco: urlava prima comunione. Anche se ammetto
che quel giorno proprio non ne avevo voglia (specialmente per via di quel
contesto), devo essere sincera: io non sono mai stata una che si tira indietro
da un giro di shopping, quindi mi sono detta: proviamo!
Quarto errore madornale: non si dice “proviamo” quando le avvoltoie non stanno aspettando altro che un
tuo cenno per l’assalto finale!
Rientro in camerino e infilo l’abito.
Quando esco complimenti ricchi di ameni aggettivi ed
esclamazioni di (finta) meraviglia si sprecano.
Del resto, questo è ciò che vedevano loro. O almeno, ciò
che volevano farmi credere che stessero vedendo.
Questo invece è ciò che ho visto io:
Un nerboruto giocatore di football arrampicato sui tacchi
e ricoperto da fiori buttati a casaccio.
Faccio notare i vari problemi dell’abito per convincere
le commesse che non c’è proprio nulla da fare: è largo in vita, la piega sulla
pancia gonfia troppo, le tre balze non mi piacciono, la parte trasparente
proprio non mi dona, odio i fiorellini applicati, il fiocchetto sullo scollo è
eccessivo. Insomma, c’è troppa roba tutta in un solo abito. E per di più il
corpetto mi lascia mezzo reggiseno a vista!
Non ho il tempo di finire la mia lista che mi ritrovo le
mani di Terri ovunque!
“Beh, ma qui si può
stringere, eh. Ma poi neanche ti servirebbe così tanto. Alla fine in vita è
bello anche un pochino morbido”.
Un pochino morbido?! Ma se mi avanzano due centimetri per
parte su un abito palesemente sagomato?!
“Le balze le
togliamo, no? Ne lasciamo solo una!”
Ceeeerto, così da abito al ginocchio lo trasformiamo in
abito da baby strappona.
“Il fiocco si può
togliere ma i fiori ti donano troppo! Io ce li lascerei!”
Perché, altrimenti ti offrivi tu di staccarli uno a uno?
“E per il reggiseno
non c’è problema, non lo metti!”
“No, non credo
proprio”.
“Beh allora,
guarda, la risolviamo così!”
Mi circuisce come una piovra, mi infila le mani da sopra
il corpetto e lo tira fin sopra il reggiseno.
“Ecco, vedi?
Bisogna farlo solo sistemare!”
Allora… Potremmo partire dal presupposto che quell’abito
non mi piaccia neanche un po’, ma sarebbe troppo semplice. Quindi partiamo
invece dall’idea che io lo adori e supponiamo che il prezzo si aggiri intorno
ai duecento euro. Bene. Tra modifiche strutturali decisamente pesanti, tariffe
maggiorate della sarta d’élite, benzina per andare e venire quanto verrebbe a
costarmi? Almeno quattrocento euro.
Beh, scusate tanto ma per quella cifra ne compro uno che
almeno mi piace e che non devo modificare settordici mila volte!
Sento la vena combattiva che sta tornando a pulsare
dentro di me! E finalmente mi convinco che posso battere le avvoltoie! I loro
abiti non mi avranno!
Prima che io possa tornare in camerino però ricomincia la
processione di abiti.
“Questo è
meraviglioso, con una splendida gonna sagomata e la schiena protagonista”.
Ma io ho espressamente vietato le gonne a tubino sagomato
per di più in tessuti elasticizzati e tu mi porti proprio quella?
“Oppure questo
fantastico abito con scollo plissettato”.
Non è scollato per niente, anzi, è a girocollo! E la
plissettatura fatta in quel modo mi ricorda troppo un camicia di forza.
“E questo?”
No, ha le balze esattamente come quello carta zucchero
che non ho ancora avuto modo di togliere. Per di più di tre colori diversi.
Proprio non ci siamo.
E quando pensavo di averle fiaccate, Terri torna all’attacco
più agguerrita di prima: “Ma sei sicura
che quello che aveva visto tua madre non vuoi provarlo?”
“Sì, sicura!”
“Ma dai, Virna,
almeno fammi vedere come ti sta! Mica devi prenderlo, solo farmelo vedere!”
Tu quoque, mamma?
“Ma non mi sta per
niente bene quel modello!”
“Tua madre ha
ragione, sai? Gli abiti vanno provati, non si può dare un giudizio senza aver
visto come cadono addosso!”
Volevo strozzarla. Ma mia madre insisteva e alla fine ho
ceduto. Infiliamo sto dannatissimo abito
azzurro.
Manco a dirlo mi stava da cani.
Ma quando esco dal camerino sento i commenti più assurdi.
Veramente assurdi!
Non potete paragonarmi a mostri di stile, per di più non
con quell’abito addosso! Mi stava male sul seno, enorme in vita e fin troppo
stretto sui fianchi (ero proprio compressa e al posto del sedere avevo una
sorta di cuscino iper imbottito sugli angoli).
Cerco di mettere in luce l’ovvietà quando spunta di nuovo
Terri, la paladina dei vestiti modificabili.
“Beh, che problema
c’è? Qui lo stringiamo un pochino in vita!”
“Ma non è il
problema quello! Il problema è la gonna! Non c’entro!”
“Ma scherzi? Guarda
che poi se prendi una taglia in più lo perdi, eh! E poi ti sta benissimo!”
La mia risolutezza era stata fatta vacillare dal modo orrido
in cui quell’abito mi cadeva, la mia sicurezza era per un attimo andata alle
ortiche. Ma quando Terri ha cercato d’incalzarmi, sono riuscita a cavarmela con
un ultimo colpo di coda.
Ho tolto l’abito, ho rimesso i miei vestiti, sono uscita
dal camerino con aria fiera e ho persino snobbato l’avvoltoia capogruppo che
voleva convincermi a cercare un altro modello da provare sul catalogo (dato che
molti non erano ancora arrivati).
Ma io ho detto “no”.
Uno di quei “no” solenni
che risuonano maestosi. Uno di quelli che riecheggiano nella mente di tutti i
presenti. Uno di quelli che fanno riappollaiare tutte le commesse-avvoltoi sul
loro ramo.
Uno di quelli che dicono “ho vinto io, gne gne!”
Mia madre alla fine s’è comprata il completo.
Ma io ho posso vantarmi di essere stata attaccata impunemente
da una massa di avvoltoie ed esserne uscita trionfante e senza acquisti mal
ponderati!
La ricerca della commessa perfetta la riprenderò più
avanti, intanto mi do allo shopping online ;)
Ma che bello il tuo blog e sono belle le tue illustrazioni. Ti seguo, se ti va di ricambiare ti lascio il mio link. :)
RispondiEliminaFrancesca
The Glossy Mag
MERAVIGLIOSO.
RispondiEliminale commesse avvoltoi sono una razza che dovrebbe estinguersi <3
al rogo le commesse-avvoltoi
RispondiEliminabisognerebbe creare una fragranza anti-commesse-avvoltoi da spruzzar pochi istanti prima di entrare in un negozio :)
Grazie a tutti per i commenti! :D
RispondiEliminaStupendo il racconto e le illustrazioni, mi hai fatto passare un quarto d'ora davvero divertente! Spero di vederne ancora di post così, hai la vena comica troppo giusta :))
RispondiEliminaGrazie Kika, non sai che piacere mi fa questo tuo commento! ♥
EliminaMi hai fatto morire!!! Stupendo il blog e le tue illustrazioni sono fantastiche!
RispondiEliminaPESCARA LOVES FASHION blog!
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Grazie mille, Ilenia! :D
EliminaAhaha post divertessimo! per non parlare delle illustrazioni, sei bravissima! Comunque hai ragione..le commesse avvoltoie sono le peggiori, non sai mai come allontanarle!
RispondiEliminahttp://potpourrinne.blogspot.it/
Grazie, sei gentilissima! :)
EliminaSimpatico il racconto e bellissime le illustrazioni!
RispondiEliminaGrazie mille, Paola! :D
EliminaAhahah ma dai questo post è troppo divertente e le illustrazioni sono favolose, complimenti hai reso perfettamente l'idea che volevi trasmettere! Brava! :D
RispondiEliminaOnce Upon a Time..
Grazie Eleonora, sono davvero contenta che tu lo dica ♥
EliminaMa che carine le illustrazioni!!!!
RispondiEliminaTHE CIHC
THE CIHC FAN PAGE ON FB
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Gentilissima, grazie :D
EliminaBellissimo questo post! E carinissime le immagini!!!
RispondiEliminaxo,
MiLa
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Grazie infinite, Michela!
EliminaLe illustrazioni sono bellissime :)
RispondiEliminale commesse, croce e delizia di quando si va nei negozi...ebbene è vero è una realtà
Grazie Valeria! :D
EliminaIn effetti ammetto che qualche commessa simpatica ho avuto modo di incontrarla anche io (quella perfetta, come dicevo, non ancora!) ma le avvoltoie sono davvero troppo per me! XD
ahhah l'ho letto tutto,degno di una sceneggiatura :D bellissime le illustrazioni sciaguraaa le commesse avvoltoio e peggio ancora quelle delle riprese dalla sarta qui e lì :D
RispondiElimina♥
Dai un’occhiata al mio blog ?
mi trovi su facebook
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Grazie di cuore, Alessia! Sono contenta che ti sia piaciuto ;)
EliminaSei fantastica ! Ho letto tutto il post divertendomi un mondo...esilarante, divertente...e i disegni stupendi ! Un bacio da chi spesso cade vittima di commesse senza scrupoli, ihihihih !
RispondiEliminaFashion and Cookies
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Ahahah grazie mille, Vale! Mi fa davvero piacere leggere questo tuo commento! :D
EliminaFantastico questo post molto divertente!! i tuoi disegni poi sono superlativi!! Sei davvero bravissima!! *_* Purtroppo le commesse sono terribili che ci vuoi fare!? :P
RispondiEliminaGrazie Chiara :)
Eliminaoddio il tuo racconto con tanto di disegno mi fa impazzire! davvero molto originale.. è a prima volta che mi imbatto in un blog così! Assolutamente nuova follower!
RispondiEliminaGrazie mille per essere passata da me! Ti aspetto!
BE INSPIRED: DENIM ON DENIM
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Grazie Rossella, sia per il commento che per il follow :D
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