10.31.2012

"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part III)

Earrings, Il Pizzo Cotto. Crop top, River Island. Maxi skirt, Pepe Jeans. Vintage lace umbrella.


Models: Serena Bifolchi, Elena Bifolchi, Alessandra Bifolchi, Benedetta Ercolani
Styling, hair and make-up: Virna Gambini
Photographer: Lucia Locchi
Special thanks to Giulia and Marco.



10.28.2012

As time goes by - Vogue Germany (October 2011)

Fondere il fascino classico e immortale di Sean Young, Katharine Hepburn, Rita Hayworth e Joan Crawford con l’allure moderna, frenetica e colorata dei nostri giorni è un compito davvero arduo. Compito, però, portato perfettamente a termine dalla meravigliosa Crystal Renn, celebre ex modella plus size, e dal talentuoso fotografo Sebastian Kim.
Gli outfit autunnali scelti dalla fashion editor Katie Mossmann e composti da sensazionali capi di Gucci, Balenciaga, Lanvin, Rick Owens, Miu Miu, ecc., i set design di Anne Koch (ispirato ad un glamour dal sapore vintage e impreziosito da un tocca di XXI secolo), le splendide acconciature di Franco Gobbi e il trucco da diva d’altri tempi di Lisa Houghton completano il look, rendendo quest’editoriale un vero e proprio possesso per i posteri: uno di quelli da citare per rievocare le tendenze e le atmosfere di un intero decennio della Storia della Moda.

10.27.2012

L'Inferno di Dante: il Canto V (parte III)

Edward Charles Hallé - Francesca da Rimini
Testo (vv.88-142)

“O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!".
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?.
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.


10.24.2012

Maison Martin Margiela at H&M: il Lookbook e il Launch party

Dopo l'annuncio della collaborazione e l'uscita dell'anteprima, è finamente disponibile l'intero lookbook della collezione firmata Maison Martin Margiela for H&M.

L'outfit che mi piace di più in assoluto.

Gli scatti di Andrew Yee e i versi di Giovan Battista Marino: il Barocco oggi


Il Barocco, fenomeno culturale non solo italiano ma anche internazionale del XVII sec., rappresentò la più spiccata tendenza all’enfatizzazione dell’aspetto formale dell’Arte, alla ricerca di soluzioni ricche ed estreme, all’indifferenza totale verso i contenuti. Proprio per questo, ciò che riluceva maggiormente nelle opere barocche era la capacità stilistica e la raffinatezza intellettuale dell’autore, che, dal nulla, riusciva a creare opere di grande pregio estetico.
La stessa (combattuta) etimologia del nome ne mette in luce aspetti caratteristici: secondo alcuni, infatti, deriverebbe dal portoghese “barroco” o dal corrispettivo spagnolo “barrueco”, termini che indicano una perla di fattezza irregolare, imperfetta, non sferica. Secondo altri, invece, dal francese “baroque” (ovvero “ineguale, irregolare”). Per altri ancora, dal latino “bis-roca” (pietra storta) o “verruca” (bitorzolo). Infine, alcuni credono che l’origine di questo nome sia da ritrovare nel linguaggio della cultura filosofico-scolastica, dove indica un ragionamento vuoto e tortuoso, logico solo in apparenza.
Quale che sia la sua etimologia, però, il termine Barocco è sempre stato permeato da un alone di negatività: il Settecento lo percepiva come l’emblema del vuoto contenutistico, l’Ottocento vi scorgeva invece una profonda inquietudine e una fin troppo grande capacità di indagare l’animo umano.
Rispetto al Manierismo, che aveva anticipato alcuni motivi e tratti stilistici propri del Barocco, quest’ultimo se ne distaccava per il carattere estroso, spettacolare, volto alla ricerca del meraviglioso e tutt’altro che elitario. Era infatti una commistione di tragicomico ed eroicomico, di wit (ovvero l’inventività negli accostamenti concettuali e l’abilità nel trovare soluzioni formali originali, inaspettate) e acutezza (la capacità interpretativa).
La metafora (di cui Marino fu un vero campione) e la metamorfosi erano i tratti distintivi di molte opere poetiche, a carattere mitologico e artistiche (come dimostra la scultura del Bernini). E anche le modelle Nina Porter, Laura O’Grady, Louisa Facchino-Stack, Mary Ballantyne, Edda Oscars, Kiera, Elenor Hayes e Sam Rollinson hanno fatto propria quest’ultima tecnica di trasformazione, rendendosi splendide statue di marmo davanti all’obiettivo di Andrew Yee per How to spend it Magazine. 

10.23.2012

VALORIZZARSI: La scelta dell'abito lungo

Elie Saab Spring 2007 Couture

Mode del momento e gusti personali non sempre vanno di pari passo. Anzi, a volte nutrono persino un profondo odio reciproco. E, se a questo incontro/scontro si aggiungono sbalzi d’umore e una fisicità specifica per ogni donna, il disastro è proprio dietro l’angolo.
Tenendo ben presente il fatto che ognuno è libero di vestirsi come meglio preferisce, credo tuttavia che sia di grande importanza scegliere, sempre nella più completa libertà, il capo che valorizzi al massimo il proprio corpo. Purtroppo però riconoscere questi fantomatici capi non è così semplice come sembra e il risultato prodotto da una scelta sbagliata è quello di oscurare pregi e mettere in luce difetti in realtà inesistenti. Ma può anche capitare che i punti che per alcuni forniscano motivo d’orgoglio, per altri lo siano di vergogna e che quindi questi ultimi cerchino di mascherarli con non-chalance.
Scrivendo quello che state per leggere, non ho inteso assolutamente elevarmi ad arbiter elegantiarum. Ho solo cercato di mettere a disposizione di tutte gli anni di esperienza e di “esperimenti” fatti direttamente sulla mia pelle (la pelle di una complessata che lentamente si è scrollata di dosso qualche tabù).
I consigli che sto per fornire, quindi, non sono “legge”, ma tips puramente indicativi, formulati per orientare alcune di voi verso una scelta più consapevole e adeguata al proprio fisico.
Ma, a dispetto di ciò che leggerete, devo fare un’ammissione: secondo me non esiste un capo che stia bene solo ad alcuni tipi di persone. Esistono, invece, modelli sbagliati di quello stesso capo: tutto sta nello scegliere il modello perfetto (in base ad alcune variabili da tenere sempre sotto controllo). Nello scegliere, cioè, il modello che ci valorizzi, che ci dia la silhouette che desideravamo, che ci dia l’impressione ottica che stavamo cercando, che ci faccia sentire e sembrare delle dee.
Cominciamo affrontando l’argomento “abiti”, nello specifico, gli ABITI LUNGHI.


Elie Saab Spring 2007 Couture

Quando penso all’abito lungo per eccellenza (una specie di “Idea platonica” da cui discendono tutte le altre “copie”), immagino sempre un abito con sottili spalline dritte e posizionate molto esterne (così da mettere l’accento sulle spalle), scollo a cuore, taglio impero appena drappeggiato e gonna morbida dall’andamento A-line. Il colore che ho in mente varia in continuazione (un po’ come quello di Rosaspina/Aurora/La bella addormentata nel bosco, conteso tra le due fatine madrine che volevano tingerlo, l’una, di blu e, l’altra, di rosa): dalla tinta unita sui toni dell’azzurro ai colori ombré, dalle macrofantasie astratte a pattern tempestati di fiori esotici. E non è un caso che l’abito appena descritto sia il modello che preferisco e che indosso più spesso.
Ma l’Idea di abito cambia a seconda dei gusti, dell’immaginazione e dell’infanzia (ammettiamolo: i cartoni animati – Disney e non – hanno avuto il loro peso!) di ogni donna: c’è chi lo sogna a sirena, chi in stile meringa ultradecorato e chi invece preferisce quello più semplice in versione “maxi canotta” (magari a righe orizzontali).
Quale che sia questa Idea, però, l’abito lungo rappresenta il sogno e l’incubo di molte donne.
Il sogno per l’eleganza e l’allure che dona, per la comodità (ovviamente fatta eccezione per alcuni modelli, come i sirena “ultraslim”, ovvero quelli strettissimi all’altezza delle ginocchia – splendidi, ma camminarci è un’impresa davvero ardua) e proprio per la lunghezza da fiaba. L’incubo, invece, per via delle proporzioni, degli abbinamenti e delle occasioni in cui indossarlo (tutte abbiamo nell’armadio almeno un abito lungo, comprato magari in vista di una cerimonia, indossato una sola volta e poi dimenticato sul fondo dell’armadio perché “non c’era l’occasione per ri-metterlo”).

Partiamo dalle occasioni: sono poche quelle in cui non si possa sfoggiare un vestito lungo e, se spesso alcune sono percepite come inadatte, questo dipende dai luoghi comuni e da quanto ci si sente a proprio agio indossandone uno.
Il maxi dress è perfetto per una festa a bordo piscina, per un soggiorno in località marine, per una passeggiata in città, per una rilassante giornata di shopping, per un giro in barca, per viaggiare comodamente, per una serata importante o proprio di gala, ecc. E lo è anche quando si deve uscire di casa alla svelta per una commissione e non si ha voglia di perdere tempo a scegliere cosa mettere, quando all’università o al lavoro fa troppo caldo per sopportare i pantaloni, quando nulla ci sta bene e serve un “salva-situazione”, quando si vuole spiccare ad un party senza strafare, ecc.

Poi, le proporzioni: di norma si dice che il lungo sia caldamente sconsigliato a chi sia più basso di un metro e sessanta e, in linea di massima, concordo. Ma non è un assioma, bisogna valutare con attenzione la struttura del proprio fisico e lo stile del portamento: ho visto “nanette” (di nemmeno un metro e cinquanta) indossare maxi abiti e sandali piatti con molta più grazia di “stangone” da uno e ottanta. E non sembravano “accorciate” come si potrebbe pensare.

Gli abbinamenti, infine, sono un altro tasto dolete.
Vediamo le scarpe: con i sandali piatti è chic, etno-chic, very fashion e blablabla. Ma per favore! Non nego che ci siano persone che sanno portare molto bene la combinazione lungo+piatto, ma la maggior parte assolutamente no (e nella locuzione “maggior parte” inserisco persino alcune delle celebrity che spesso compaiono sulle riviste patinate come icone di stile: è vero, si possono permettere il lungo anche senza tacchi, ma la camminata da scaricatore di porto in gonnella non è certo un accessorio da esibire orgogliose)! Meglio un bel sandalo gioiello che si intravede appena (già, perché se si vuole portare un vestito lungo di giorno, l’orlo non deve sfiorare terra) o una comodissima zeppa. Se il clima lo consente, anche dei tronchetti (vanno bene praticamente tutti gli stili, ma ci vuole cautela con uno in particolare: lo stile cowboy) o dei cuissardes (specialmente se la gonna dell’abito ha uno spacco profondo che si muove camminando). Se invece l’occasione per indossare il maxi dress si presenta di sera, allora largo a décolletées, mary jane e (sempre tempo permettendo) sandali in vernice.
E cosa metterci sopra? Di giorno vanno benissimo maxi cardigan leggermente svasati (con o senza bottoni), giacchine di jeans, chiodi in pelle e spencer waterfall in suede, bolerini in tulle o organza di seta, micro-giacche stretch o avvitate in bouclé, maglioncini “cropped” (cioè tagliati poco sotto il seno) e a maniche corte. Di sera invece l’alternativa migliore e che dona immediatamente un’allure misteriosa ed elegante è rappresentata dalle cappe: quelle all’altezza dei fianchi donano più o meno a tutte, ma per chi vuole osare ci sono quelle lunghe fino a terra (magari in velluto nero o comunque di un colore scuro). Altrimenti una (eco)pelliccia, un cappottino dritto e senza chiusure, un blazer maschile, una giacchina peplum o corta in un materiale pregiato, un cardigan in seta (anche stampata) o la sempiterna stola.

Elie Saab Spring 2010 Ready-to-Wear, Spring 2011 RtW, Spring 2011 Couture, Spring 2011 RtW

Ad ognuna il suo abito.

10.22.2012

"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part II)

Earrings and maxi necklace, Il Pizzo Cotto. Sleeveless blazer, Denny Rose. Wide leg trousers, Aqua.

In precedenza ho mostrato qui solo una porzione dei risultati fotografici ottenuti sul set in collaborazione col "Pizzo Cotto". Ecco ora la seconda (ma non ultima) parte della ADV Campaign fai-da-te.

Virna

PS: per chi volesse leggere un'intervista a Serena Bifolchi, l'anima creativa che si cela dietro "Il Pizzo Cotto", basta cliccare qui.

10.18.2012

L'Inferno di Dante: il Canto V (parte II)

Paolo e Francesca - Edward Charles Hallé
Testo (vv.40-87)
E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?".
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri".
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido.

Paolo e Francesca sorpresi da Giangiotto - Jean-Auguste-Dominique Ingres (1845)

10.16.2012

Black leather



Black leather is truly iconic, a symbol and a way of life.
In this editorial Deimante, Anne Sofie and Solomiya are lensed by Alexander Neumann for the autumn issue of Tank Magazine and don leather trenches, jumpsuits, dresses, quilted tops, skirts, shoes and fabulous boots (styled by Vittoria Cerciello), while cruising around the city in a shiny Cadillac (I wish there was a vintage Harley Davidson too). Make-up by Samantha Trinn, hair by Kenna.



10.15.2012

L'Inferno di Dante: il Canto V (parte I)

I lussuriosi - William Blake (1824-1827)
Pen, inchiostro e acquerello. 374x530mm.
Birmingham museum and Art Gallery






Il V Canto dell’Inferno segna un ritorno alla profonda drammaticità del III ed è dedicato ai peccatori carnali, ai traditori, a coloro che hanno lasciato che il desiderio calpestasse la ragione.
Questo tipo di amore, in cui piacere e bellezza prevalgono su valori superiori, è considerato da Dante illegittimo, nonché prima pena dell’Inferno. Tuttavia questo canto non si limita a descrivere  peccati e peccatori, ma parla fondamentalmente di letteratura e, dunque, nasconde anche una natura autobiografica: Dante aveva dedicato parte della sua giovinezza di poeta proprio a questo tipo d’amore, ma ora, più maturo e consapevole, ripensa e rivede il suo passato poetico e dottrinale, gli ideali di comportamento a cui si è attenuto in base alla trattatistica cortese e in base a modelli stilnovisti. Giudica, cioè, il se stesso giovane e le sue amicizie giovanili (tra cui Guido Cavalcanti, al quale, appunto, riserva un posto all’Inferno).
Dopo aver fatto i conti con i Classici, ora Dante si trova a dover fare i conti con i suoi contemporanei, con la letteratura della sua epoca, di natura mondano-erotica, tramandata dall’antichità fino all’Età Cortese.
Dante, ad ogni modo, non fa del V Canto un trattato dottrinale, ma lo divide in due parti simmetriche e di uguale misura: i primi settanta versi (dopo un’introduzione drammatica, in cui figura Minosse) sono dedicati alla descrizione dei peccatori carnali; la seconda parte invece indica coloro che la passione d’amore portò alla morte, spesso una morte violenta. Dopo una terzina di passaggio, viene poi introdotto il primo personaggio infernale con cui Dante dialoga, cioè Francesca da Rimini. Ma giudicando Francesca, Dante giudica parte della sua stessa vita (impersonata soprattutto dalla figura di Cavalcanti), quella caratterizzata dall’innamoramento classico/cortese per la bellezza che l’uomo non è in grado di contrastare, dall’amore come una forza tale che costringe ad amare.

10.14.2012

"Il Pizzo Cotto" Fall 2012 Collection (part I)


Model: Elena Bifolchi. Headband and earrings, Il Pizzo Cotto. Dress, Virna Gambini. Leather obi belt.
Model: Serena Bifolchi. "Medusa" earrings, Il Pizzo Cotto. Chiffon top, Benetton.

Dopo essere venuta a conoscenza dei prodotti unici firmati “Il Pizzo Cotto”, dopo aver acquistato diverse paia di orecchini e aver stretto una splendida amicizia con la loro meravigliosa creatrice, Serena Bifolchi, ci è balenata l’idea di congiungere le nostre forze (e quelle della mia amica Lucia) per creare una sorta di campagna pubblicitaria (o editoriale, che dir si voglia), così da presentare la nuova collezione autunno/inverno del “Pizzo Cotto” e permettere a me di allestire un “set” fotografico in qualità di editor, gestire delle professionalissime modelle non-professioniste e fare da stilista (eh sì, alcuni degli abiti utilizzati per il “servizio” sono opera mia), stylist, truccatrice e perfino coiffeur.
La giornata è stata lunga e densa, ma alla fine ne è valsa la pena (almeno secondo noi) e, tornate a casa, è stato proprio il caso di dire “stanche, ma felici”.
Questi che state per vedere sono i risultati (o, almeno, una prima parte di essi).
A voi il giudizio finale.
Virna



10.13.2012

Anatomy of an Angel - Damien Hirst


Indagare la natura delle creature soprannaturali o divine, comprendere i segreti della materia per poterla plasmare a proprio piacimento, padroneggiare il potere di distruggere e creare.
Sono questi i desideri che hanno accomunato gli uomini per secoli; che hanno imposto gli indirizzi che le varie discipline (dall’Alchimia alla Filosofia) avrebbero seguito; che hanno incoraggiato lunghe ricerche tradotte poi in opere scrittorie di grande complessità (dai Bestiari medioevali ai Dizionari dell’epoca del Lumi); che hanno ispirato generazioni di artisti (dai grandi scultori dell’Antica Grecia a Frank Lewis, tatuatore di Montreal).
Forse anche dietro il corpo aggraziato e delicato di un angelo, sezionato con precisione scientifica, si celano questi stessi desideri. Forse è proprio in essi che si nasconde il fascino ancestrale di Anatomy  of an Angel, scultura di Damien Hirts che tanto mi colpisce. 

10.10.2012

Maison Martin Margiela for H&M: le prime immagini

Forse è solo una mia impressione, ma la collaborazione tra H&M e Anna dello Russo è passata decisamente in sordina, rispetto a tutte le precedenti. Forse per la sua natura di solo-accessori o, forse, per il fatto che il 15 Novembre (come già annunciato qui) uscirà nei negozi selezionati la collezione nata dalla fusione tra Hennes&Mauritz, il celebre colosso d'abbigliamento svedese di “diffusione di massa”, e Maison Martin Margiela, la ricercata casa di moda francese.


Le prime immagini hanno già fatto il giro del web e i cultori dello stile al tempo stesso minimale e anticonvenzionale, tipico di MMM, se ne sono già innamorati: capispalla oversize, abiti dal taglio decisamente morbido, giacche sartoriali, skinny laminati e pantaloni a gamba larghissima.

L’autrice è la talentuosa fotografa e regista Samantha “Sam” Taylor-Johnson, mentre il direttore creativo della campagna è Markus Kiersztan. Lo styling è stato curato da Sabina Schreder.

Forse il piumino cocoon o la giacca dalle spalle esagerate non saranno i capi più facili da indossare, ma avere la possibilità di acquistare un abito creato da una mente geniale come quella di Martin Margiela (stilista belga noto non solo per il suo straordinario talento e la sua visione innovativa della moda, ma anche per la sua reticenza a farsi fotografare) non capita tutti i giorni. Spero solo che la qualità dei materiali renda giustizia ai capi che il team della Maison (abbandonata da Margiela nel 2009) ha deciso di riproporre.

E sì, stavolta sarò in prima fila, disposta anche ad una scazzottata mattutina, pur di toccarli con mano e accaparrarmeli!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...