Dante, oggi, detiene il primato assoluto della
cultura, lo si osanna come fosse il preziosissimo diamante da venti carati che
campeggia al centro di una corona in oro massiccio (la produzione letteraria
nazionale) e tempestata di gemme d’ogni forma e colore (gli autori, del passato
e recenti): non si è uomini di cultura se non si conoscono almeno una decina di
canti dell’Inferno, 5-6 brani estratti dal Purgatorio e un paio dal Paradiso. Non
si può non far sfoggio della propria cultura se non correggendo in “non ragioniam di loro” la frase (ormai
abusata) che recita: “non ti curar di
loro, ma guarda e passa”. Non può la cultura dello studente medio non
comprendere alcuni dei canti più celebri, quelli che narrano di grandi
personaggi (da Virgilio a Farinata, da Lucifero a San Francesco e così via). Non
si dimostra interesse per la cultura se non commuovendosi nell’ascoltare la
lettura che Benigni dà della Commedia, nonché chiamandola Commedia (senza il
Divina all’inizio). Non si può non riconoscere che Dante equivalga in tutto e
per tutto cultura.
Dante è
cultura. Ma quale cultura?
Quella ufficiale. Forse anche troppo ufficiale, perché
lo studio “ufficiale” che se ne fa è ormai davvero ristretto e standardizzato.
Dubito infatti che il commento a piè di pagina redatto da critici più o meno
influenti possa essere sufficiente a spiegare un’opera tanto complessa e
immaginifica.
A questo proposito... Leggendo il testo di Dante, vi è
mai capitato di porvi una domanda a cui il suddetto commento abbia dato una
soluzione solo superficiale o a cui non abbia proprio risposto? A me sì.
Sono dunque andata spesso alla ricerca di testi
esterni alla Commedia, che si ponessero i miei stessi interrogativi e che
tentassero di scioglierli anche quando i canali principali avevano passato il
problema (grande – più raramente – o infinitamente microscopico) sotto silenzio.
Purtroppo, però, anche questo genere di testi ha una
pecca, dato che gli autori si dividono in due categorie tra le quali intercorre
una sottilissima (e non sempre facile da riconoscere) differenza: gli uni sono
appassionati competenti, gli altri intenditori improvvisati o, in parole
povere, ciarlatani.
I ciarlatani, a loro volta, si dividono in due gruppi:
quelli che non hanno la minima idea di cosa voglia dire scrivere per un
pubblico e quelli che invece lo sanno fin troppo bene, tanto da sfruttare le
loro capacità meramente espressive per mascherare la totale assenza di
contenuti. E mentre i primi sono facili da riconoscere ed evitare, i secondi
sono più insidiosi e infidi.
Ebbene, quando ho notato in copertina il profilo
dell’uomo dotato di lunghi canini acuminati e l’associazione tra il nome di
Dante e il genere Fantasy, la mia attenzione è stata subito catturata ma i miei
“sensi di ragno” era ben attivi (non è passato tanto tempo dall’ultima volta
che un ciarlatano dei commenti mi aveva fregato inducendomi a comprare un
volumetto sulla Maga Circe che si è poi rivelato un semplice spreco di soldi e
carta per stampare).
Impaginazione e grafica di Leonardo Zaffera. Editing a cura di Elisa Papi.
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Ho scorso l’indice e i titoli dei capitoli mi sono sembrati davvero simpatici, originali e moderni. Poi ho sfogliato rapidamente il libricino, notando le varie opere d’arte citate lungo il testo (in bianco e nero e a colori). E infine, dopo aver aperto la sezione intitolata “La Divina Commedia in 100 compacterns”, è stata la vista del profilo scarabocchiato a mano di un personaggio similissimo a Goldrake ad avermi convinto all’acquisto.
Illustrazione di Dario Rivarossa. Dante 100: Paradiso 17. "In heaven, across the universe, Dante realizes his mission of salvation for humanity. Like a new Abraham. Or, like ..." |
Acquisto che si è rivelato molto valido (nessun ciarlatano in vista!).
Dante era uno scrittore Fantasy è un volumetto breve
ma corposo, narrativo ma non troppo, nel quale, a volte, le spiegazioni e i
collegamenti logici faticano a tenere il ritmo rispetto all’enorme mole di
citazioni e rimandi. Un volumetto che consente tuttavia alla fantasia di correre
libera, esplorando praterie immense dove non si era mai spinta perché
ingabbiata dai recinti delle convenzioni, e alla curiosità di spingersi a fare
ricerche che completino con conclusioni proprie il quadro tracciato
dall’autore.
Autore che scrive (e disegna) anche un blog – nel
quale, tra l’altro, vi invito di cuore a fare un giro (http://he-art-dhr.blogspot.it) – e che ha accettato subito e di buon grado di rispondere a qualche mia
domanda, dando così vita ad un post che inaugura la sezione “letteraria” di
questo blog.
Dopo una presentazione forse un pochino troppo lunga,
vi lascio alla piccola e informale intervista all’autore di Dante era uno scrittore Fantasy,
sperando che le mie domande corrispondano almeno in parte a quelle che avreste
voluto fare voi.
Dario Rivarossa, un uomo ricco di passioni
e inclinazioni: traduzione, illustrazione, giornalismo, conferenze per la
Società Dante Alighieri, canto corale, recitazione... Come si colloca la
scrittura in mezzo a questo universo di interessi?
Come molti della mia generazione, ho i cassetti pieni
di roba che probabilmente nessuno pubblicherà mai. Ho cominciato a scrivere e
disegnare storie horror e fantascienza quando ero alle medie (traduzione in
lingua corrente: scuola secondaria di primo grado) e da allora non ho più
smesso.
Come e quando hai (ri)scoperto il legame
esistente tra Dante e il genere fantasy?
Diciamo un annetto fa, per una ispirazione improvvisa. Il flash fu: "Ma
Dante... è vissuto nel Medioevo!". Che colpo di genio, eh? È che c'è una
specie di schizofrenia nella cultura attuale: da una parte il Medioevo che va per
la maggiore, Twilight, Dan Brown, Eragon, Licia Troisi, ecc., dall'altra parte
Dante che sembra vivere in un Medioevo completamente diverso, con tutt'altri
problemi. Improvvisamente una scintilla, una reazione chimica a livello
psicologico: ma possibile che Dante, SE è vissuto a quell'epoca, non abbia
mai parlato di vampiri, lupi mannari, elfi, magia, segreti dei Templari, ecc.??
E così sono andato a recuperare tanti frammenti che erano rimasti lì a lungo
senza "combinarsi". Et voilà!
Calchi, prestiti e rimandi velati
(letteratura italiana e internazionale, storia dell'arte, cinema, anche il
fumetto) costituiscono una prima ed evidente intelaiatura di questo libro. Come
li hai raccolti?
Trent'anni di studio ininterrotto. Il libro "si" è quasi scritto da
solo, nell'arco di pochi giorni e sfruttando solo il tempo libero. Tante cose
viste e lette che aspettavano solo di emergere come un torrente da sottoterra.
A proposito, grazie di cuore agli editori Leonardo ed Elisa che, parlando una
volta di questi temi, hanno proposto: scrivi un libro su questo, te lo
pubblichiamo!
Le illustrazioni che hai realizzato e
inserito nel libro da cosa sono ispirate e/o contaminate?
Gli stessi trent'anni di cui sopra. Una piccola summa delle immagini preferite,
da Herbert George Wells a Salvador Dalí, da Hokusai a Goldrake. Che c'entrano
con Dante? C'entrano! Qui veramente il grosso incoraggiamento è venuto da due
serie di illustrazioni precedenti, entrambe dedicate al poema Paradiso
perduto di Milton, che adesso appartengono a prestigiose collezioni negli
Stati Uniti. E anche del libro su Dante è già in preparazione la versione USA,
su richiesta dell'editore International Authors.
Qual è la creatura fantasy che preferisci
tra quelle tratteggiate in Dante?
Vampiri e lupi mannari, in assoluto. Ma... non diciamo dove si trovano ;-)
Inferno, Purgatorio o Paradiso?
Purgatorio, pieno di affascinanti rivelazioni.
ti ringrazio, Virna: una presentazione davvero splendida. al di là del mio lavoro, anche la tua presentazione iniziale è tutta da leggere e da gustare. complimenti ancora per tutto!
RispondiElimina... e l'ho segnalato sul mio blog. ari! :-)
RispondiEliminaGrazie a te, Dario, per esserti prestato a questa mia iniziativa, per i complimenti che mi hai fatto e per la citazione sul tuo blog! :D
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