3.11.2013

Pasqua 2013 - Expo alla Rocca Paolina: "IL PANE DELL'AMICIZIA"


Periodicamente la Rocca Paolina di Perugia ospita fiere ed eventi di grande rilevanza o comunque estremamente pittoreschi. Per la Pasqua 2013 l’associazione degli artigiani e del libero ingegno, Farefacendo, ha deciso di organizzare una ricchissima expo intitolata “Il Pane dell’amicizia – artigianato e tradizione della Pasqua perugina”. Gli articoli che verranno esposti in fiera sono frutto di produzioni enogastronomiche di qualità, dei mestieri d’arte, della creatività e dell’artigianato. E se parliamo di creatività c’è solo una persona che non dovrebbe mai mancare: Serena Bifolchi, l’ideatrice del marchio “Il Pizzo Cotto”.
Dal 29 Marzo al 1 Aprile 2013, infatti, Serena vi aspetta alla postazione 55 (proprio all'altezza del quadrivio, a lato della gradinata subito dopo la scala mobile) con tantissime novità e idee regalo per voi e per i vostri cari!




Ecco la pianta con tutte le postazioni numerate. Per ingrandirla, basta cliccarci sopra. Cercate il numero 55!

Serena non sarà sola, troverete infatti anche me alla Rocca Paolina durante i giorni dell’expo ed ecco in anteprima alcune immagini di ciò che potrete provare e acquistare alla sua postazione!


La Rocca Paolina


Fondamentale per la Perugia tardo-medievale fu la famiglia Baglioni.
Le prime testimonianze di questa dinastia risalgono al XIII secolo. La loro provenienza è incerta, ma vengono indicati dal Maturanzio e dall'antica tradizione popolare tra le famiglie di origine germanica che scesero in Italia al seguito dell'imperatore Federico I Barbarossa.
Tra il 1438 e il 1479 la famiglia esercitò su Perugia una signoria “occulta”: Braccio Baglioni, sfruttando la posizione di capitano delle milizie della Santa Sede, esercitò sulla città un’influenza che ne sancì presto la supremazia. In quegli anni Perugia visse un periodo di florida crescita e i Baglioni attuarono una politica di espansione e abbellimento della città, grazie alla quale furono costruite nuove strade e palazzi. Tra il 1429 ed il 1433 venne anche ampliato il Palazzo dei Priori, vennero costruite nuove chiese e cappelle private, ed il mecenatismo dei Baglioni li portò in contatto con artisti come Piero della Francesca, Pinturicchio e Raffaello. Costruirono inoltre un imponente Palazzo signorile (oggi ne rimane solo la parte inglobata nella Rocca Paolina) come loro residenza privata. Alla morte di Braccio, però, seguì un periodo di lotte interne al casato per la conquista della supremazia, culminato nella sanguinaria conosciuta come le “Nozze Rosse” del 14 Luglio 1500. Per fermare le uccisioni, fu determinante l’intervento della Chiesa, che cercò di intervenire negli affari della famiglia ricorrendo persino a fatti di sangue. Qualche anno dopo Ridolfo Baglioni affrontò il potere della Chiesa cacciando il legato pontificio, ma verrà poi sconfitto dalle milizie papali guidate dal Farnese. Privato dei propri privilegi e dei proprio soldati, Ridolfo dovette abbandonare la città sancendo la fine della signoria perugina. La residenza di Braccio fu abbattuta nel 1540 per far posto alla fortezza costruita da Antonio da Sangallo il Giovane su richiesta del papa Paolo III.


Perugia, nel XV sec., era una città florida e, grazie a un trattato del 1431, poteva comprare il sale da chiunque a un prezzo modico. Quando, all'inizio del 1540, Paolo III impose di acquistare il sale dalle saline pontificie al doppio del suo costo, i cittadini lo lessero come un tentativo per riaffermare la propria autorità sulla città, sul contado e, soprattutto, sull’economia della zona.
L'inasprimento era giustificato, secondo il papato, dalle spese che la sede apostolica doveva sostenere per la lotta contro gli eretici, le sette luterane ed i turchi, ma i perugini la pensavano molto diversamente, perciò tentarono di aggirare il problema eliminando addirittura il sale dalla produzione del pane (ancora oggi infatti una delle qualità di pane più diffuso nel perugino è il cosiddetto “filone sciapo”). Le trattative con le autorità pontificie, invece, non approdando però a nessun accordo
I perugini nominarono allora venticinque cittadini “difensori di giustizia de la città” e li incaricarono di governare ed organizzare la resistenza all'autorità papale. Il compito dei Venticinque si mostrò subito arduo perché era “molto duro il sostentare le guerre con li denari e beni propri e privati”. Mancava inoltre un condottiero a cui affidare la resistenza militare, perciò la scelta ricadde sui Baglioni superstiti. E fu la guerra.
Nella notte del 5 Aprile 1540, la città innalzò un crocifisso ligneo sulla porta della Cattedrale di S. Lorenzo e simbolicamente si pose sotto la sua protezione. I perugini proclamarono che il crocifisso sarebbe stato rimosso solo dopo che avessero ottenuto giustizia ma esso è tutt’ora al suo posto.
L'incontro tra le due parti avvenne il 3 Giugno 1540 nel monastero di Monteluce e si concluse con l'accordo che Ridolfo e le sue truppe avrebbero lasciato la città mentre il Farnese vi avrebbe avuto accesso a condizione di non modificarne lo stato. Il 5 Giugno, però, con l'ingresso di Pier Luigi Farnese, la città perse il dominio sul contado.
Al posto dei Priori vennero eletti venti “Conservatori dell'ecclesiastica obedienza” e Perugia perse definitivamente gli ultimi resti della sua indipendenza.
In un clima di smarrimento e paura avvenne il pentimento della città, che il 25 Giugno inviò presso il Papa venticinque ambasciatori per chiedere il perdono.
Le autorità pontificie intanto si accordarono con l'architetto Antonio da Sangallo il Giovane – appartenente alla scuola bramantesca di Roma – per il progetto di un palazzo fortificato sull'area del Colle Landone.
A seguito di questi sviluppi, la Guerra del Sale assunse nella tradizione il significato di “gloriosa ribellione” della cittadinanza contro il Papa, significato che è andato al di là della reale portata storica degli eventi. La guerra fu senz'altro la causa immediata che portò alla costruzione della Rocca Paolina, ma non la sola. Già dal 1537, infatti, il Papa aveva pensato per la prima volta di edificare sull’area espropriata ai Baglioni un presidio militare, affidandone la progettazione al colonnello Pier Francesco Fiorenzuoli da Viterbo.
Secondo recenti interpretazioni il progetto iniziale, affidato ad Antonio da Sangallo, traduceva negli schemi dell'architettura militare dell'epoca la duplice esigenza di forte e di palazzo fortificato.
I1 progetto definitivo, comunque, prevedeva l'edificazione di due elementi: la rocca vera e propria (che sarebbe sorta a valle, verso le mura di Santa Giuliana) e il palazzo fortificato (che sarebbe sorto sulla sommità del Colle Landone ed avrebbe incorporato le case dei Baglioni).
La scelta era dettata non soltanto dal fatto che in città non c’era luogo più comodo di quello, ma anche per affermare l'autorità pontificia sulla cittadinanza e annientare i Baglioni togliendo “loro il nido, acciocchè per lo innanzi Perugia non si governasse a loro talento”.
Il 28 Giugno 1540 si iniziarono ad abbattere i primi edifici. In agosto poi un provvedimento ordinò la demolizione delle case dei Venticinque ad opera degli stessi abitanti di Perugia.
Tutti dovettero partecipare ai lavori e l’8 Novembre, con una pomposa cerimonia presieduta da Monsignor della Barba, venne posta la prima pietra della Rocca.
Alla fine dell'anno 1541 il Sangallo riteneva quasi compiuta la sua opera (pensava già alla scritta dedicatoria da mettere sul portone del nuovo palazzo fortificato), ma il lavoro subì un netto cambiamento che ne alterò la natura benché le fonti non ne riportino testimonianze chiare.
La costruzione, così, si riorganizzò diversamente sui due nuclei già avviati:
- la parte bassa, quella che doveva essere il forte vero e proprio (per anni si continuerà a chiamare il mastio) diventò la “tenaglia”, con dimensioni molto ridotte e diverse rispetto al progetto originario;
- l’edificio principale assunse una forma quadrangolare con al centro il mastio della fortezza. Le altezze delle mura furono aumentate considerevolmente e molte aree, preservate da Sangallo, vennero ricoperte da robuste volte. Le nove porte d'accesso previste furono chiuse lasciandone una soltanto, lungo la facciata principale. La Porta Marzia venne smontata ed il suo arco rimurato sul bastione di levante.
Nel 1542 Antonio da Sangallo si allontanò dalla città in polemica con quanti avevano alterato la natura del suo progetto. Nel Marzo dello stesso anno giunse a Perugia il nuovo legato pontificio Cardinale di Rimini. Numerosi altri personaggi, soprattutto militari, si alternarono alla guida dei lavori: all'architetto perugino Galeazzo Alessi (1512-1572) fu dato l'incarico di sistemare la parte residenziale, adattando le sale del palazzo di Gentile Baglioni, completando gli appartamenti del castellano e costruendo una loggia.
La realizzazione della struttura, ridisegnata secondo il volere dei progettisti del Papa, determinò perdite sempre più rilevanti di patrimonio architettonico nella città, arrivando anche all'abbattimento dei fabbricati situati nelle aree non direttamente interessate dalla fortezza.
Il deturpamento non finì in breve tempo e lo dimostra il fatto che nel 1543 fu demolita la chiesa di Santa Maria dei Servi e la porta etrusca del Sole. Nel 1545 fu poi ordinato l'abbattimento del campanile di San Domenico poiché ostacolava il tiro dei cannoni di cui la fortezza era dotata, e per evitare che i perugini dalla cima potessero effettuare dei controlli all'interno della rocca. Le mura del campanile erano così solide che in una giornata a malapena ciascun guastatore riusciva a togliere quattro o cinque pietre. I lavori vennero sospesi con la morte del Papa e, da allora, il campanile è rimasto mozzato, con la forma che ancor oggi si può vedere.


Nel corso dei secoli, i perugini tentarono ripetutamente di abbattere quel simbolo così odioso e nel XIX sec. fu avviata una vera e propria demolizione ai danni della Rocca Paolina ma nel 1849, con la restaurazione del governo pontificio, cessarono le demolizioni.
Quando Perugia venne annessa al Regno d’Italia, la fortezza passò dal Governo italiano al Municipio della città. I1 decreto del 15 Ottobre 1860 emanato dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, Regio commissario generale straordinario, diceva: “a perpetuo ammaestramento dei Governi che fondano la loro autorità sulla forza e sulla violenza, decreta: la Fortezza è data in libera proprietà al Comune”.
Il 17 dicembre 1860 il Consiglio comunale autorizzò la definitiva demolizione per togliere dinnanzi agli occhi un monumento di cotante ingrate ricordanze, proponendo però che alcuni spazi venissero salvaguardati e destinati a magazzini.
 Per tutto il decennio in città si lavorò alle demolizioni e si discusse sulle ipotesi di risistemazione dell'area, senza raggiungere un risultato definitivo. Nel frattempo la zona veniva lasciata in stato di desolante abbandono. Nel 1867 venne infine approvato un progetto di sistemazione curato da Alessandro Arienti, ingegnere capo comunale.
Nello spazio dell'ex fortezza venne edificato il palazzo del Governo (attuale palazzo della Provincia), furono creati i giardini Carducci e venne autorizzata la costruzione di edifici privati e fu aperta una nuova strada (viale Indipendenza).
Così si chiuse un lungo capitolo della storia urbanistica perugina.
Nel 1931 il Comune di Perugia iniziò il recupero di alcuni spazi interni della Rocca, sotto la direzione dell'architetto Pietro Angelini. I lavori proseguirono a fasi alterne fino a che, nei primi anni ’80, il Comune e la Provincia di Perugia resero agibile quasi tutta parte dei sotterranei della Rocca, con la realizzazione del percorso pedonale meccanizzato e del Centro Espositivo.




La Rocca Paolina nel 1820.



8 commenti:

  1. che belli tutti i gioielli!!
    bello questo post-reportage- storico!!
    baci!!!
    Freaky Friday

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  2. Ho appena scoperto il tuo blog! sei carinissima!
    Piacere, io mi chiamo Beatrice :)
    Ti seguo molto volentieri, se ti va passa da me! VeryBerryBee

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  3. Bellissima iniziativa e che belle creazioni!! Kiss cara, se ti va ti aspetto da me e potremmo seguirci a vicenda :)

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  4. Che bell'evento! :)

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