11.05.2012

VALORIZZARSI: La scelta dei pantaloni

Il primo post della mia rubrica VALORIZZARSI era dedicato agli abiti lunghi e, forse, la logica avrebbe imposto di trattare, prima dei pantaloni, gli abiti al ginocchio e quelli mini. Ho scelto invece di interessarmi proprio ai pantaloni in parte per via delle richieste di alcune mie lettrici, in parte perché sono un capo quotidiano, che si indossa molto più spesso di un vestito.

Il pantalone con stampa tapestry che avevo pubblicato sulla mia pagina facebook come "anteprima" a questo post - Asos - 40£

SKINNY – Tutte le donne ne hanno almeno un paio, perché sono in assoluto i pantaloni più versatili e i più comodi. Tuttavia non sono immuni dai difetti e due sono quelli principali: mettono fin troppo in risalto le rotondità dei fianchi in persone dal fisico prettamente mediterraneo (dato che accentuano la differenza d’ampiezza tra fianchi e zona delle ginocchia) e rischiano di far risultare le gambe un po’ più grosse di quanto in realtà non siano. Ad entrambi questi problemi, però, c’è soluzione.
La prima è quella di fregarvene allegramente e di indossarli comunque, la seconda invece consiste nello scegliere modelli con determinate caratteristiche.
Esistono infatti skinny “push-up” o con cuciture mirate (che partono grossomodo all’altezza del passante frontale ed arrivano fino alle tasche del retro): questi due accorgimenti consentono di smorzare un po’ l’effetto a “clessidra” perché il fianco sembra più alto e leggermente più stretto. Oppure, per evitare che le gambe risultino troppo importanti, si possono cercare skinny in tessuti più sottili del normale ma altrettanto resistenti, con cuciture spostate verso l’interno della gamba (invece che le classiche laterali) o pannellati a contrasto (ovvero con pannelli verticali di stoffa di colori diversi, ad es. bianco al centro, nero all’esterno).

LEGGINGS – Nonostante i vari link che circolano e le infuocate polemiche a riguardo, inserisco comunque i leggins nell’elenco dei pantaloni per una semplice ragione: alcuni sono davvero pantaloni.
Negli anni ’90 erano diffusissimi quelli che, oggi, chiameremmo appunto “leggings” ma che, allora, avremmo definito “fuseaux”: erano pantaloni a tutti gli effetti, molto più aderenti degli skinny ed elasticizzati. Non erano trasparenti e potevano essere portati anche con magliette corte. Tralasciando il fatto che negli anni ’90 ancora si respirasse l’aria trash derivata dalla decade precedente (quindi tralasciando anche il fattore “gusto-ed-eleganza”), questi pantaloni sopravvivono ancora adesso nel mondo dell’abbigliamento sportivo (i pantaloni in felpa o in maglia che si usano per andare a correre sono gli eredi diretti dei “fuseaux”) e in alcuni modelli di leggings (quelli più spessi, non trasparenti, magari anche con tasche o altri decori). Tutto sta a riconoscere quali sono quelli che non vanno portati come pantaloni e quelli che, effettivamente, lo sono. Il modo più veloce è metterseli e guardarsi il sedere: se l’intimo traspare, NON sono pantaloni. Se si vedono le orripilanti righe a “V” (dovute all’elastico sul bordo degli slip), NON sono pantaloni (e portarli comunque come pantaloni, giustificandosi con “ma-tanto-io-porto-il-tanga-e-non-mi-fa-linee-a-V”, NON va bene per niente dato che a vista ci saranno altre “linee” ancora meno eleganti). Oppure altre caratteristiche discriminanti possono essere queste: se sono di lycra, NON sono pantaloni. Se sono troppo sottili, NON sono pantaloni. Se mettono in risalto il cosiddetto “zoccolo di cammello”, NON sono pantaloni. Se con la luce radente si intravedono l’intimo o la pelle, NON sono pantaloni.
Quelli che pantaloni lo sono davvero presentano gli stessi problemi degli skinny: enfatizzano i fianchi e le gambe robuste. E anche i modi per risolverli sono sempre gli stessi: puntare sulle cuciture e sui materiali. Visto che i materiali differiscono molto da skinny a leggings e visto che i secondi seguono ancora di più le forme del corpo, si può ovviare a quei due problemi con gli stampati (ad es. le fantasie floreali allargano; le righe verticali slanciano, ma serve una corporatura non troppo imponente o sembreranno di cattivo gusto; le righe trasversali assottigliano; le fantasie geometriche regolarizzano davanti ma, se mal tagliate, ingigantiscono dietro; ecc.).

Leggings pannellati - Asos - 18£

JEGGINGS – Come dimostra anche il nome, sono una via di mezzo tra i jeans e i leggings (quindi hanno gli stessi pregi e difetti), realizzati prevalentemente in cotone elasticizzato e/o colorato. Solitamente, per analogia con i jeans, hanno le tasche dietro ma questo può costituire un problema: se le tasche sono attaccate troppo in basse, accorciano le gambe e allargano il sedere. Se invece sono troppo alte e larghe, accorciano la schiena e allargano comunque il sedere. Le tasche migliori sono quelle disposte leggermente a cuore e più centrate.

A SIGARETTA – La differenza con gli skinny è minima: invece che stringere alla caviglia, proseguono dritti fermandosi proprio all’altezza dell’osso della caviglia. Sono un modello di pantalone leggermente più formale di quelli visti fino ad ora ed è quindi adattissimo a lavori in ufficio o simili.
Per non mettere in mostra l’eccessiva magrezza della gambe, basta prenderli di una taglia in più e in tessuti meno elasticizzati oppure acquistarli della taglia solita e metterci sotto un paio di collant spessi. Per sembrare più slanciate i modi migliori sono quelli di acquistarli di una lunghezza sufficiente a coprire la caviglia e con vita appena più alta di una regolare.

A GAMBA DRITTA – Una volta indossati, sembra che abbiano grossomodo la stessa ampiezza lungo tutta la gamba (dal cavallo all’orlo). Sono l’ideale per chi vuole nascondere gambe un po’ importanti ma c’è da tenere ben presente che il modello sbagliato, invece che assottigliare, potrebbe ingrossare un po’ tutto. A differenza di quello a sigaretta, che si ferma prima (ovvero alla caviglia – centimetro più, centimetro meno), deve coprire l’intero tacco della scarpa (ultimamente stanno andando di moda anche modelli un po' più corti, con l'orlo all'altezza del collo del piede, come quello della foto sottostante).
In generale, comunque, sono il modello di pantaloni che slancia di più in assoluto.

Pantalone a gamba dritta - Asos - 35£

A ZAMPA D’ELEFANTE – Emblema degli anni ’70 ed ’80, rendono la figura un po’ più regolare dandole un andamento sinusoidale. Se non sono troppo stretti all’altezza del ginocchio e non hanno una “zampa” troppo ampia, aiutano a mascherare il fianco generoso e il polpaccio troppo massiccio ma sono il colpo di grazia per le “nanette”: le “onde” accorciano.

PALAZZO – Il pantalone con la gamba larga, portato con un bel tacco, è l’ideale per persone minute in corporatura e altezza perché slancia. Vanno bene anche per donne di altezza regolare con fianchi abbondanti da nascondere. Sono meno adatti a persone piuttosto in carne e che sfiorano (o superano) il metro e ottanta: rendono la figura troppo massiccia.

PEG – Ne esistono sostanzialmente due tipi: l’uno (assimilabile ai pantaloni palazzo) ha la gamba larga da cima a fondo e, per la lunghezza, sfiora terra; l’altro, invece, va man mano restringendosi e si arresta alla caviglia (spesso, addirittura, sopra quest’ultima). Entrambi hanno delle pinces che sottolineano la vita e che generano un gioco di volumi appunto tra vita e cavallo. Tralasciando il primo tipo, il secondo allarga un po’ la figura a livello visivo, ma, camminandoci, fa quasi un effetto loose. Il cavallo non deve essere troppo basse e le pinces troppo grandi o si rischia l’effetto “pollo” (ovvero, fianconi e gambine).


Pantalone peg in stampa check - Asos - 35£

CHINO – I pantaloni casual per eccellenza. Donano a tutte le corporature e sono l’ideale per nascondere gambe importanti, ma chi ha il complesso del fianco largo deve stare attenta alla posizione delle tasche (dato che hanno un taglio maschile): devono iniziare subito sotto il fascione della vita e devono chiudersi poco prima o in concomitanza del punto più largo del fianco (così la curva risulterà più alta, il fianco stesso più sottile e la gamba più lunga).

JOGGERS – Secondo il mio personalissimo punto di vista, stanno male a tutte (da che ho memoria, ricordo solo una ragazza a cui donavano davvero) perché rendono storte anche le gambe più dritte, ingrandiscono i fianchi (a chi li ha già grandi), abbassano il sedere (specialmente a chi lo ha un po’ piatto), accorciano la gamba e deformano il polpaccio.

Joggers trapuntati - Asos - 30£

A PORTAFOGLIO – Se il “portafoglio” si apre c’è un problema di taglia: è troppo piccola. Ma c’è il rischio che lo stesso effetto si abbia anche in caso di taglia giusta ma fianchi larghi. Sono indicatissimi per chi si vede troppo magra e vorrebbe guadagnare un po’ di volume (peccato che di profilo accentuino invece l’effetto “sedere a tavoletta”).

ALLA TURCA – Sono assolutamente vietati a chi ha il busto lungo, perché accorciano ancora di più le gambe. Le altre devono solo scegliere il taglio più adatto a loro: con molti drappeggi ed elastico alla caviglia per quelle troppo magre; con un fascione che si fermi poco prima o all’altezza del punto più alto del fianco per quelle che hanno un fisico a “clessidra” o a “pera”; con pochi drappeggi e cavallo non troppo basso se il proprio formato è “pocket”.

ALLA CAVIGLIA – L’unica restrizione riguarda la caviglia: deve essere una caviglia assolutamente “standard”, né troppo sottile, né troppo grande. Perché con nel primo caso rischiereste l’effetto “pollo”, nel secondo caso invece quello da “cotechino”.

Pantalone alla caviglia - Asos - 20£

PINOCCHIETTO – Dato che la differenza di lunghezza rispetto ad un pantalone alla caviglia è minima, consiglio di seguire quanto detto alla voce di cui sopra. Unica notazione da aggiungere: stanno davvero male alle donne dal fisico mediterraneo perché ingrandiscono fianchi e gambe ma accorciano notevolmente il polpaccio.

BERMUDA – Benché possano essere molto comodi, sono in assoluto il modello di pantalone che dona di meno in assoluto alla figura femminile: fanno il “sederone”, allargano i fianchi, ingrandiscono la coscia e deformano il polpaccio. A chiunque.
Da mettere solo nel caso in cui abbiate programmato una giornata di trekking in montagna o se mai doveste coprire un breve (brevissimo) tratto di strada dal vostro hotel/campeggio alla spiaggia. Però, se proprio non poteste farne a meno (ma siete proprio sicure che non ci sia un’alternativa?), prendete un modello liscio, senza tasche, né troppo largo né troppo stretto al fondo. Magari proprio maschile (nel senso “della-collezione-da-uomo”) e con vita ad altezza media.

Bermuda effetto "loose" - Asos - 22£

SHORTS – Ne esistono di varie lunghezze, ma i più celebri (e che di sicuro sono rimasti impressi nell’immaginario di tutti) sono quelli da pin-up o alla Hazzard: cortissimi, in jeans, con dettagli navy o sfrangiati al fondo. Peccato però che questo modello non doni proprio a tutte… Diciamo pure a nessuna sopra i 15 anni. Sarebbe preferibile evitarli se 1. non volete che eventuali difetti della coscia (cuscinetti, ritenzione idrica, cellulite, ecc.) vengano esposti al mondo intero, 2. le vostre gambe hanno ognuna la circonferenza di una sequoia secolare, 3. non vi sentite a vostro agio con troppa pelle in mostra, 4. avete superato i trent’anni.
Concedeteveli se siete in spiaggia, ma, se li indossate in città, evitate il tacco alto.
L’indossabilità degli shorts, comunque, dipende soprattutto dal vostro senso del pudore e dalla vostra obiettività davanti ad uno specchio.

SHORTS DA SAFARI – Tra quelli esistenti, sono il modello che preferisco, dato che donano sia alle gambe importanti, sia a quelle più sottili. Non slanciano, né abbassano. Non allargano dove non devono. Non segnano nessun punto critico. L’unico limite, come già ricordato, è il vostro senso della decenza.

A VITA ALTA – Io li farei indossare praticamente a tutte! Quelli a gamba larga e vita molto alta (ovviamente non ascellare) sono perfetti per nascondere un fianco pronunciato o un busto troppo lungo (ma attenzione alle cosce, che potrebbero sembrare leggermente più grandi). Se invece hanno la gamba dritta, slanciano. Quelli in versione skinny allungano la figura ma sottolineano la circonferenza fianchi e – se le cuciture non sono ben fatte – rischiano di far sembrare il sedere un po’ più basso di quanto non sia in realtà. Il modello aderente sul primo fianco ma con gamba A-line serve a nascondere i fianchi, purtroppo però il rischio di cadere nel clownesco è dietro l’angolo.
Pantaloni palazzo a vita alta - Aqua - Purtroppo, out of stock
A VITA BASSA – Impietosi. Decisamente impietosi. Ecco perché li consiglio solo a chi ha il busto corto (in modo che il difetto si attenui) o un fisico estremamente asciutto (insomma, niente “maniglie dell’amore” che possano sbordare).

MASCHILE – Di veramente “maschile” hanno solo il taglio delle tasche. Per il resto hanno gli stessi difetti dei pantaloni alla caviglia e dei peg (accorciano il polpaccio, ingrossano la coscia e allargano i fianchi), ma non gli stessi pregi. Comunque, vanno bene per occasioni formali al lavoro o simili, quindi, se voleste comprarne un paio, consiglio una taglia in più.



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